La musica si vede (?)
Accompagnava i suoi ascoltatori. Raccontava di guerra, di pace, narrava le imprese dei nostri. La radio è sempre stata uno dei mezzi di comunicazione più diffusi, fruibile da tutti, mentre la televisione era un lusso per pochi. Quelle voci ci hanno addomesticato, eravamo lì fermi a sentir raccontare ciò che eravamo, attraverso parole calde e avvolgenti, come attraverso le canzoni, note più o meno stonate di ciò che eravamo e di ciò che stavamo vivendo.
Poi siamo cambiati e la radio con noi, o viceversa, questo poco importa. Oggi la radio si vede, non solo si sente, le voci hanno corpi, gli studi colori, forme e ciò è di per sé un paradosso. Pensiamo a RTL 102.5 che, orgogliosamente, scrive a lettere cubitali, di essere stata la prima radio televisione italiana. Con i suoi conduttori mostra ciò che alla radio si ascolta: notizie – che “ prima passano da noi” –, musica e giochi che speaker dopo speaker, ora dopo ora si srotolano; vediamo chi parla e lo studio– rosso e nero come i colori della stazione – niente di più. Al centro c’è la musica, quella che ascoltiamo diventa in tv immagine con il suo video originale e non, ma anche lo spettatore che manda messaggi, mail e telefona dichiarando “RTL è anche mia”. Storia simile è quella di Radio Italia solomusicaitaliana, presente sui social network, una delle emittenti più note e amate, con due canali televisivi (Video Italia e Radio Italia Tv), uno su Sky, l’altro sul digitale terreste. La scelta di Deejay tv è diversa, costruisce il suo palinsesto con programmi pop (Occupy deejay, Fuori Frigo, Lorem Ipsum) e serie tv (Revenge, Felicity, Dirty Sexy Money, Alias, American Horror Story), ma la punta di diamante resta la messa in onda di Deejay chiama Italia, programma radiofonico condotto da Nicola Savino (Quelli che il calcio) e Linus (Il grande cocomero). La coppia, ormai consolidata, divertente e sagace, crea un rapporto di fidelizzazione – Casa Linetti, cioè racconti “di famiglia” di Linus, l’ossessione di quest’ultimo per la corsa, la vita dei collaboratori – con il radiotelespettatore, mostrando il fuori onda, elemento che dà qualcosa in più rispetto alle altre radio in televisione. Interviste, sketch, musica rendono più vivo e meno ingessato il programma, ma anche l’intera rete, che grazie a scelte “giovani” – Cattelan con Catteland o Guglielmo Scilla, Wilwoosh per i conoscitori di YouTube – conquista un pubblico trasversale. Se la musica si sente e la radio si ascolta, portarla in tv è una contraddizione in termini. Perché accendere la televisione, per vedere ciò che devo solo ascoltare? È chiaro che l’altro media deve dare qualcosa in più, altrimenti resta uno sterile passaggio, anche un po’ noioso, da un media all’altro.