Contro i mulini a vento
Argomento: quello che si sa. Ci sono fatti noti che sono noti. Ci sono i fatti noti che sono ignoti. Ci sono i fatti ignoti che sono ignoti. Ma ci sono anche fatti ignoti che sono noti.
È a partire da questa sottile premessa retorica che muove The Unknown Known, il nuovo documentario del maestro Errol Morris, tutto incentrato sull’ambiguità del suo sfuggente protagonista Donald Rumsfeld, l’ex Segretario della Difesa americana negli anni dell’invasione dell’Iraq e figura centrale negli ultimi cinquant’anni della politica statunitense. Il suo mefistofelico sorriso in primo piano – immagine che doveva valergli una provocatoria Coppa Volpi all’ultimo Festival di Venezia – è anche l’unica costante di un film che attraversa i fatti come si potrebbe attraversare una “tempesta” di neve dentro una sfera di vetro, con la consapevolezza cioè di non poter fare realmente ordine, di non riuscire a toccare il nocciolo dei grandi problemi o la verità di eventi che hanno segnato, e cambiato, il corso della Storia. Morris, che già aveva affrontato un altro storico Segretario alla Difesa, Robert McNamara, nel premiatissimo The Fog of War, impronta qui il confronto con Rumsfeld sul terreno ben più spinoso della sfida, sapendo tuttavia di non aver alcuna possibilità di vincere: le oltre trentatré ore di intervista che condensa nel suo documentario, molto simili a una lotta contro i mulini a vento, non riescono a chiarire il senso di avvenimenti fondamentali per l’evoluzione e comprensione della politica americana, non ultime le torture di Abu Ghraib, rispetto ai quali Rumsfeld si appella all’artificio retorico del non poter individuare né colpe né colpevoli di fronte a fatti che si pensava di conoscere e invece non si conosce affatto. Il tentativo di affrontare questi eventi risulta ancor più deteriorato dal moltiplicarsi delle parole che nutrono il rumsfeldiano terrore dell’imprevisto, attraverso la produzione parossistica di memorandum con cui fatalmente si è ottenuto il risultato, involontario o meno non importa, di offuscare la memoria e fare del sospetto un imprescindibile materiale d’archivio. Intuendo in questo atteggiamento, in questa incapacità di gestire il silenzio il principale punto debole di Rumsfeld, Morris lascia parlare il suo avversario finché vuole, ma lo beffa là dove la parola non può più nulla e l’autorità appartiene allo sguardo: potremmo quasi dire che Morris attende il vuoto, il momento dello stop, per fissare ostinatamente negli occhi il proprio interlocutore: grazie all’Interrotron – il famoso dispositivo per cui l’intervistato, guardando in macchina, vede il volto di Morris – Rumsfeld non può resistere e produce quel ghigno che è sinonimo di profonda, infantile e malcelata corresponsabilità agli eventi. Quel ghigno che finalmente lo inchioda.
The Unknown Known [Id., USA 2013] REGIA Errol Morris.
CAST Donald Rumsfeld, Errol Morris.
SOGGETTO Errol Morris. FOTOGRAFIA Robert Chappel. MUSICHE Danny Elfman.
Documentario, durata 105 minuti.