SPECIALE CORMAC McCARTHY
Non è un paese per cowboy
Quando Llewelyn Moss ruba la valigetta piena di bigliettoni abbandonata da un narcotrafficante morto, scatena in lontananza un sordo brontolio. L’inquadratura successiva lo attribuisce al temporale che sta per esplodere intorno al pick up. Ma non è davvero quello. È il Caso che si mette in moto.
Non è un paese per vecchi arriva in un momento di basse aspettative. Dopo il sottovalutato – ma innegabilmente hollywoodiano – Prima ti sposo poi ti rovino e il non riuscitissimo Ladykillers il nuovo film dei Coen è atteso con timore. La vincita di quattro statuette agli Oscar non è però da attribuirsi al sollievo. Memorabile Javier Bardem, spietato e disumano, Miglior attore non protagonista accanto a un Josh Brolin finalmente tale. Impeccabile la forma che, in un’estetica di spazi aperti e rifugi precari, immerge una regia scevra da vezzi, fotografando la violenza senza celebrazione. Ma ciò che forse fa più onore a questo western, che col genere dialoga alla pari, senza retorica o opportunismo, è una scrittura inattaccabile degna del premio alla sceneggiatura, il secondo dopo l’Oscar di Fargo. Certo, si parte da Cormac McCarthy, acuto quanto riservato cantore del contemporaneo, ma tra il mondo dell’autore e il cinema dei Coen si realizza un incontro elettivo di atmosfere e affinità stilistiche, non ultima un felice senso del grottesco. Pur nella sostanziale fedeltà al testo di origine, Non è un paese per vecchi è allora un film interamente “coeniano”, spiazzante anche nel manierismo, crudo senza compiacimento, dove la citazione di genere è sempre punto di partenza e non divertissement fine a se stesso. Ci sono pistole, cavalli e cowboy. C’è il fascino antico di paesaggi epici in un Texas che epico non è più. C’è un Tommy Lee Jones umano e dolente come lo era stato ne Le tre sepolture. E poi c’è lui, il Male incarnato, il killer che falcia uomini e animali, inarrestabile come la Peste, definitivo come l’Inferno. Le musiche ridotte al grado zero (non) accompagnano la sua apatia, letteralmente inaudita. La calma esasperante delle scene di tensione lo precede da un luogo all’altro, suonando le trombe dell’Apocalisse. Chigurgh non è semplicemente “cattivo”, come lo giudica lo sprovveduto Carson: Chigurgh è la Morte che viene a riscuotere, incapace di qualsiasi affetto, più micidiale del Gaear di Fargo e irriducibile allo stesso modo. “Non sto dicendo che ti salverai” promette a Moss come un dato di fatto. Con Anton Chigurh non si contratta: non è il nemico da sfidare in duello. Si può solo cercare di proteggere quelli che finiscono sulla sua strada, e anche questa, come sa bene lo sceriffo Bell, è più che altro una scelta morale. Nella violenza illogica del quotidiano, sul confine tra Messico e Texas, le speranze sono disattese, la voglia di riscatto mortificata. Vendetta e giustizia sono categorie troppo astratte per questa realtà: il corso degli eventi non è ritrattabile, si può solo prendere atto. Esattamente come nella vita.
Non è un paese per vecchi [No Country for Old Men, USA 2007] REGIA Joel ed Ethan Coen.
CAST Josh Brolin, Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Woody Harrelson, Kelly Macdonald.
SCENEGGIATURA Joel ed Ethan Coen (tratta dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy). FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Carter Burwell.
Western/Thriller/Drammatico, durata 122 minuti.