Un altro remake
Ha un grosso problema, questo nuovo Carrie, lo stesso che affligge la quasi totalità dei remake che hanno, stanno e inonderanno le sale cinematografiche in questi tempi, ovvero rispondere decentemente alla domanda “perché?”.
Non che il film di Kimberly Peirce (nota per Boys Don’t Cry) sia inguardabile o altro, anzi, è che non se ne capisce l’utilità. La storia è sempre quella: la giovane Carrie, per colpa di una madre fanatica religiosa, ha paura di tutto e di tutti, ed è costante oggetto di scherzi e derisioni da parte delle coetanee. Totalmente all’oscuro dei fatti della vita, ha le sue prime mestruazioni a scuola, mentre fa la doccia dopo l’ora di educazione fisica: terrorizzata, chiede aiuto alle compagne, che preferiscono tirarle contro una carriolata di tampax. Lo shock risveglia in lei sopiti poteri telecinetici, che imparerà a usare per imporsi sulla madre e per vendicarsi di tutti i soprusi subiti negli anni, facendo un massacro. Il confronto col gioiello di De Palma è ovviamente automatico, ed è tutto dal punto di vista formale, dato che le piccole differenze di trama, come il parto iniziale (alquanto ridicolo) o l’accenno alla natura genetica dei poteri (presente nel romanzo di Stephen King da cui tutto è nato, ma non nel Carrie depalmiano), sono praticamente degli Easter Egg per i cultori dell’orrore e nulla più. Anche la resa dei conti finale con la madre bigotta è la stessa inventata da De Palma, del tutto diversa da quella pensata da King. Ciò che cambia, come si diceva, è la regia e la messa in scena: non più meravigliosi rallenti, non più split screen, benvenuta funzionale, sicura e innocua piattezza di montaggio, scrittura e inquadratura. Un unico guizzo, la riproposizione da più punti di vista della secchiata di sangue di maiale che darà il via alla carneficina, e che ricorda certe soluzioni del Dracula di Coppola. Troppo poco per un film che sa di compitino scolastico, e che altro non fa che rimbombare nella mente la domanda iniziale, “perché?”. Meglio recuperare (e rivalutare) il semisconosciuto e pesantemente bistrattato Carrie 2 di Katt Shea (1999). Lì almeno ci provano, a fare qualcosa di originale.
Lo sguardo di Satana – Carrie [Carrie, USA 2013] REGIA Kimberly Peirce.
CAST Chloë Grace Moretz, Julianne Moore, Judy Greer, Gabriella Wilde, Portia Doubleday.
SCENEGGIATURA Lawrence D. Cohen, Roberto Aguirre-Sacasa (dall’omonimo romanzo di Stephen King). FOTOGRAFIA Steve Yedlin. MUSICHE Marco Beltrami.
Horror, durata 100 minuti.