SPECIALE PAOLO VIRZÌ
Vacanze infernali
Siamo nel 1995, all’inizio dell’era Berlusconiana, quando Paolo Virzì dirige il suo secondo film, Ferie d’agosto, che porta alla ribalta il regista toscano e che si mostra come un’acuta (almeno nella prima parte) e – rivista oggi – profetica commedia di costume.
In scena le vacanze infernali di due gruppi familiari opposti, loro malgrado vicini di masseria nella selvaggia isola di Ventotene: da una parte, capitanata dal giornalista dell’Unità Molino (Silvio Orlando), la famiglia allargata radical chic, intellettuale e pseudo tale, snob e presuntuosa di certa sinistra; dall’altra, capitanata dal commerciante di armi Mazzalupi (Ennio Fantastichini), il nucleo qualunquista, caciarone, disimpegnato, razzista e un po’ infido riconducibile alla pancia più profonda del Paese e a certa destra. Virzì, coadiuvato in fase di scrittura dal fido sceneggiatore Francesco Bruni, rappresenta quindi la totale spaccatura tra queste due Italie che diventerà, nel ventennio successivo, sempre più netta, evidente e deleteria. C’è diversità antropologica, c’è incapacità non solo di comunicare, ma anche di considerare l’altro gruppo come parte dello stesso Paese, in una reciproca delegittimazione che dalla diversità di vedute sconfina nell’odio e nel disprezzo. Virzì racconta questo con le unghie già affilate, e con quella cattiveria amara che caratterizzerà i suoi migliori film successivi, senza risparmiare nessuna delle due parti, entrambe messe alla berlina come estremizzazioni squallide e dannose di istanze politico e sociali. Il malessere “pubblico” che le due famiglie rappresentano trova la sua eco nel “privato”, dominato da depressioni, infelicità, insoddisfazioni, tradimenti e ipocrisie. Non esiste un personaggio pienamente felice e soddisfatto, ma allo stesso tempo lo scontro cui la vicinanza obbliga le due famiglie porta ogni personaggio a riflettere su di sé e sulla sua condizione, portando a un’altra caratteristica di molti futuri film del regista toscano, cioè il lieto fine accennato e apparente, comunque molto amaro. I personaggi sembrano iniziare una presa di coscienza della propria infelicità, in un finale che non li assolve, ma che comunque lascia qualche pallida speranza. È proprio nella seconda parte in cui si raccontano queste prese di coscienza che il film perde colpi, diventando farraginoso e un po’ didascalico nel suo voler a tutti i costi tirare le fila, sbilanciandosi troppo sul privato e smarrendo l’incisività e il sarcasmo che rendono, ancora oggi, la prima parte un acuto e profetico ritratto dei tempi che il Belpaese si stava accingendo a vivere.
Ferie d’agosto [Italia 1995] REGIA Paolo Virzì.
CAST Silvio Orlando, Ennio Fantastichini, Laura Morante, Sabrina Ferilli, Piero Natoli.
SCENEGGIATURA Francesco Bruni, Paolo Virzì. FOTOGRAFIA Paolo Carnera. MUSICHE Paolo Carnera.
Commedia, durata 110 minuti.