INEDITO – ISLANDA 2012
Psycho Killer
Una serata passata in cella, un’accusa per minacce e assalto aggravato: il 1999 per Stebbi si sta concludendo in maniera non proprio simpatica. La svolta decisiva è l’incontro, la mattina seguente, con Tóti, un vecchio compagno di scuola: la decisione è presa, il ragazzo è ora parte della suo mondo, parte dalla sua gang di pusher che andranno a sconvolgere il sottosuolo islandese.
Il piccolo panorama di crimine e droga in Islanda vede avvicinarsi con occhi innocenti la fine del nuovo millennio, lo stesso sguardo che possiede lo stesso Stebbi: entrambi sono pronti per un drastico cambiamento, biglietto solo andata per l’inferno ben stretto in mano. È il diavolo in persona ad accoglierli, personificato in un insignificante, viscido essere di nome Bruno, la mente capace di costruire un complesso sistema di traffico, sodomizzando il sistema, la concorrenza, i suoi stessi adepti. Tutti tranne lui cadono nella spirale senza fine che è Black’s Game, un incedere rilassato tramutato poi in caos, velocità e rischio. Ottiene vita propria rispecchiando il percorso del suo protagonista, seguendo la sua iniziazione e sostenendolo nel suo irrobustirsi: incontra numerosi personaggi, tutti ben congegnati e funzionali, visita ogni luogo per un motivo ben preciso e del tutto realistico, beve, fuma, sniffa, corre, cresce, ascolta, ragiona, ha un proprio linguaggio mai smentito o forzato. Non servirebbero a nulla eclatanti esplosioni da alternare a melensi momenti di alta riflessione, colpi di scena esagerati, fughe, rincorse, ricetta base spesso utilizzata per tentare di dare sapore a qualcosa nato insipido. Black’s Game ha uno stile tutto suo, volutamente torbido, a cui alterna espedienti come split screen, slow motion, mentre entra negli occhi di Stebbi per utilizzare le sue visioni sporche, sfocate, dai colori e tempi improbabili. Riesce persino a non rovinarsi nel finale, dove rilancia richiami e simboli, giocando con l’attenzione dello spettatore. Basato sull’omonimo best-seller di Stefán Máni, oltre che a rifarsi a “some shit that actually happened”, come recitano i titoli di testa, conta anche sul supporto di Nicolas Winding Refn in veste di produttore esecutivo. Verrebbe quasi da chiedersi se siamo in presenza di un film perfetto… senza esagerare occorre riconoscergli il merito di aver costruito una storia incalzante, duellando in continuazione con la banalità del già visto per uscirne sempre vincitore. Tanto di cappello quindi a Óskar Thór Axelsson: un primo incontro col lungometraggio decisamente propizio.
Black’s Game [Svartur á leik, Islanda 2012] REGIA Óskar Thór Axelsson.
CAST Thor Kristjansson, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Damon Younger, María Birta, Egill Einarsson.
SCENEGGIATURA Óskar Thór Axelsson (tratto dall’omonimo romanzo di Stefán Máni). FOTOGRAFIA Bergsteinn Björgúlfsson. MUSICHE Frank Hall.
Thriller, durata 104 minuti.