SPECIALE HEIST MOVIE
L’imprevedibile precisione del caso
Come pedine dentro una scacchiera da gioco, noi spettatori osserviamo da bordo campo mentre in una molteplicità di prospettive vediamo i personaggi e i loro compiti intersecarsi come tasselli, un puzzle che può avere un senso solo dopo aver collocato tutti i singoli pezzi uno accanto all’altro.
Kubrick in Rapina a mano armata realizza contemporaneamente un’archeologia e una mitologia dello heist movie, dove la centralità dei compiti di ogni componente alla rapina viene esaltata nella perfezione in cui questi sono disposti l’uno accanto all’altro da una struttura narrativa che ne segue gli eventi scombinandoli dalla normale successione della fabula, un meccanismo di azione e reazione nel quale solo l’esatta funzionalità dei compiti ci può dare la finitezza del quadro d’insieme. Nel gioco dei ruoli s’intersecano l’ego criminale, in un conflitto tra la persona che aspira a se stessa nella propria celebrazione in fuga dalla mediocritas del vivere comune, e il conflitto tra la visione dell’ego statunitense capitalista e quella di massa sovietica che diviene – davanti ad una scacchiera – paradigma ontologico del gangster che c’era e che ci sarà; da ogni salita segue poi una discesa in un processo che diviene per forza di cose storico, dell’esistenza umana. Rapina a mano armata è una pellicola impossibile da dispiegare nel suo intreccio, e non per la complessità della stessa ma perché l’anticipazione iniziale mette in moto immediatamente l’aspettativa per sciogliere l’intrigo che lega tutti i protagonisti allo stesso spazio nello stesso giorno. È un’opera che in questo senso rimarca ancor di più la differenza tra significato figurale e significante figurativo nel Cinema, soprattutto in un periodo in cui questa differenza inizia ad essere considerata. Kubrick in Rapina a mano armata però anticipa lungamente un personaggio esterno dalla rappresentazione ma centrale nello svolgimento; il caso diviene il tassello del puzzle più importante, punto essenziale di confronto per le future costruzioni di meccanismi narrativi, vero motivo per cui il nostro sguardo si affaccia dai protagonisti dall’esterno, data la forte ortogonalità che regge i travelling laterali della pellicola. La costruzione millimetrica del piano si trasforma in uno sguardo d’insieme colto da noi nella sua totalità solo gradualmente, che va a tratteggiare l’umana fallibilità nella necessità di controllare il proprio destino.
Rapina a mano armata [The Killing, USA 1956] REGIA Stanley Kubrick.
CAST Sterling Hayden, Coleen Gray, Vince Edwards, Jay C. Flippen.
SCENEGGIATURA Stanley Kubrick, Jim Thompson. FOTOGRAFIA Lucien Ballard. MUSICHE Gerald Fried.
Noir/Thriller, durata 85 minuti.