SPECIALE FILM DI NATALE
A Christmas Story
Ho scoperto che Babbo Natale non esisteva a causa del cinema. No, non per colpa del Grinch, di Babbo bastardo o di altre pellicole natalizie controcorrente. La colpa è stata di Toy Story. Quando la mattina del Natale del 1996 mi sono svegliato e sono corso a perdifiato al piano di sotto, dove i miei genitori facevano albero e presepe, ho tremato di paura.
Qualche giorno prima avevo intravisto mia mamma che passava di nascosto la VHS del film alla cassiera del supermercato. Avevo pensato ad uno strano tipo di furto in collaborazione con la cassiera. Quando invece la mattina del Natale del 1996 mi sono ritrovato quella VHS fra le mani, ero molto triste. Non volevo credere alle centinaia di film che avevo visto infondere il dubbio nelle menti dei bambini. Io ero uno di quelli che a Babbo Natale ci credeva ciecamente. Avevo anche visto l’acceso dibattito nel processo a Santa Claus de Il miracolo della 34a strada. Avevo la legge dalla mia parte, Babbo Natale esisteva eccome, l’aveva stabilito il giudice! E allora perché mia mamma aveva fatto quel gesto così maldestro? Io sarei voluto restarci per tutta la vita nell’incanto fatato di quel mito. Con quella VHS in mano, mi tornarono in mente le parole del piccolo protagonista di Senti chi parla adesso!, che interrogava suo papà John Travolta sull’esistenza o meno di Babbo Natale. E John Travolta a mio parare, dava al piccolo Mikey delle spiegazioni inattaccabili su come Babbo Natale facesse a volare e a consegnare tutti i doni in una sola notte. Io a differenza di Mikey ci credevo e lui mi sembrava uno stupido. Certo, sapevo che Babbo Natale non aveva né la faccia di Tim Allen in Santa Clause né di Dan Aykroyd in Una poltrona per due, però io sapevo che esisteva. Quando mi decisi a chiedere a mio fratello maggiore una soluzione al “grande quesito”, lui saggiamente mi fece vedere La vera storia di Babbo Natale, e a quel punto ogni mio dubbio venne fugato. Anche se avevo riconosciuto qualche somiglianza tra Babbo Natale e il capo della CIA di Miami di Nati con la camicia (ero un grande fan di Bud Spencer!), la mia fede era più forte e decisi di resistere alle tentazioni e continuare a credere. Avevo resistito anche di fronte a Una promessa è una promessa; mi sembrava così strano che Schwarzenegger cercasse in lungo e in largo un Turbo Man per suo figlio, quando io sapevo benissimo che sarebbe bastato scrivere a Babbo Natale in Lapponia. Eppure quella mattina del dicembre del ’96, nonostante la mia fede incondizionata, il mito crollò: per molto tempo odiai profondamente Woody e Buzz Lightyear. Anche il mio più grande idolo d’infanzia, Kevin McCallister, mi sembrava meno eroico ormai. Tutto aveva perso il suo valore. L’anno successivo decisi comunque di scrivere a Babbo Natale. Volevo lo zaino protonico dei Ghostbusters. Scrissi a Babbo Natale che l’avrei messo alla prova, perché dentro di me avevo ancora una piccola flebile speranza. Decisi di scrivere di mio pugno la letterina; avevo nove anni e fu una fatica indescrivibile scrivere quella lettera. Comprai una busta, un francobollo e imbucai tutto da solo, nella più vicina buca delle lettere. Nel Natale 1997 ricevetti una lampada.