A PROPOSITO DI BEN STILLER…
Vent’anni e non sentirli (1994-2014)
“Sai qual è il problema della tua generazione? Che non avete un’etica del lavoro”. Quando Ben Stiller esordisce alla regia, nel 1994, il film diventa subito un piccolo cult. Non soltanto per la scelta azzeccata dei protagonisti – Ethan Hawke e Winona Ryder eletti a icone del periodo – ma anche perché la sua prima commedia si avvale già dell’apparente leggerezza con cui Stiller suole mantenere più di quello che promette.
Giovani, carini e disoccupati è il dichiarato ritratto di una generazione. Quella battezzata come Generazione X, tacciata di apatia e mancanza di valori, figlia dei fasti del Baby Boom eppure orfana dei suoi miti. Nel limbo tra la scuola e il miraggio del lavoro, alimentati a sigarette e beveroni, Lelaina e i suoi amici cercano di affrancarsi da genitori distratti e distanti, figli arricchiti degli anni ’60 che “hanno venduto i loro ideali per comprarsi una BMW”. La recessione dei primi anni Novanta fa da sfondo ai loro tentativi, tra precariato da fast food e “seminari di piegatura di pantaloni”, licenziamenti in tronco e colloqui impossibili (“Lei è troppo qualificata per questo lavoro” “Oh, ma non sono intelligente come sembro!”). Non proprio il terreno ideale per una generazione che ha potenziale senza opportunità, prova orgoglio ma non fiducia, fa progetti ma non osa sognare. Per Lelaina tirare avanti fino al prossimo affitto e accumulare impieghi occasionali è l’unico modo per ritagliarsi un qualche spazio nel mondo, mentre Troy nasconde le ferite dietro concerti rock e filosofia spicciola. La scintilla è garantita e a poco vale il fascino abbiente dello yuppie di turno impersonato dal regista. L’amore, si sa, non guarda al portafogli e questa storia non fa eccezione. Ma se ancora vale la pena di rispolverarla, non è per nostalgia delle love story appese al filo del telefono, né per l’intento un po’ velleitario di introdurre tematiche come AIDS o omosessualità. È piuttosto per il quadro riuscito di una società in bilico tra cecità e disincanto, tra i “Reality Bites” del titolo originale e gli status symbol di un successo posticcio, tra la voglia di indipendenza e una vita da mantenuti. Se la TV è la facile metafora di una mercificazione che si può solo servire con compiacenza o subire passivamente, il film non tralascia di dare risalto al suo ruolo di specchio deforme. Ne è l’emblema il documentario di Lelaina, stravolto dai vertici dell’emittente per trarne un montaggio rassicurante, che ridicolizzi i giovani come eterni adolescenti, unici responsabili del loro annaspare, magari “carini e disoccupati” purché fondamentalmente innocui.
Giovani, carini e disoccupati [Reality Bites, USA 1994] REGIA Ben Stiller.
CAST Winona Ryder, Ethan Hawke, Ben Stiller, Janeane Garofano, Renée Zellweger.
SCENEGGIATURA Helen Childress. FOTOGRAFIA Emmanuel Lubezki. MUSICHE Karl Wallinger.
Commedia, durata 99 minuti.