SPECIALE CINEMA FANTASY
Inevitabilmente trattenuti dal mondo
Una stella cadente è come un piccolo diamante precipitato dal cielo: non può essere altro che femmina. Neil Gaiman ha questa impressione una notte in Arizona, trasformata poi in ispirazione per le pagine di Stardust. Pubblicato nel 1999, muta in film nel 2007, sotto la guida di Matthew Vaughn.
È sempre stato, e sempre lo sarà, spinoso il compito di traslare un soggetto da parola a immagine, indipendentemente da genere, periodo storico, atmosfera, complessità o banalità della storia in questione: le parole hanno il loro potere, le immagini ne possiedono uno affine ma completamente differente. Immaginare e vedere, interno ed esterno, la mente costruisce, l’occhio scruta. Ritornando al nostro caso specifico, risulta palese come il romanzo venga preso e modellato sulla pellicola, fedelmente riproposto per quanto riguarda ambienti, personaggi, trama soprattutto, fino al punto in cui le strade si dividono. Una stella cade, la caccia comincia: il giovane Tristan la cerca per amore, gli eredi di Stormhold la vogliono per il potere, le tre vecchie streghe la desiderano per il suo cuore. Avventura, magia, morte e luce accompagnano il cammino di Tristan e Yvaine (questo il nome della bella ruzzolata giù dal cielo), due giovani catapultati a Faerie, un mondo altro, separato sia dalla terra degli uomini sia dalla volta celeste. Crescono insieme, giovani, ingenui e frastornati, incontrano amici, combattono nemici, rivoluzionano le loro vite. Gaiman tratteggia una storia raffinata, un fantasy da adulti, a tratti cupo, che procede adagio, senza il bisogno di esagerati colpi di scena o epiche battaglie per elevarsi al livello della maestria. La pellicola di Vaughn è volutamente differente, approvata dal suo scrittore perfettamente conscio dell’inevitabile delusione da parte del pubblico se la si presentasse come un fedele adattamento del romanzo. Più umorismo, più stravaganza, esagerazione e leggerezza, il tutto affidato agli stessi personaggi, un cast variopinto e ben congeniato che si alterna sullo schermo intessendo una trama ritmata di incontri/scontri, tra streghe cattive, fantasmi depressi, bisbetiche capricciose e romantici filibustieri a caccia di fulmini. Si arriva così al finale rivoluzionato, quel mirabolante duello non presente nell’opera narrativa in quanto totalmente superfluo, necessario per la versione cinematografica per concludere con stile e coerenza il differente percorso intrapreso. Gli spettatori rimangono affascinati dalla densità delle scene, architettate in modo che sia lo sguardo stesso a chiedere di essere sempre più catturato da esse. I lettori accettano di cadere in questa trappola luccicante, custodendo nel cuore la magia intatta del romanzo illeso.
Stardust [id., Gran Bretagna/USA 2007] REGIA Matthew Vaughn.
CAST Charlie Cox, Claire Danes, Michelle Pfeiffer, Robert De Niro, Rupert Everett, Sienna Miller.
SCENEGGIATURA Jane Goldman, Matthew Vaughn (tratta dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman). FOTOGRAFIA Ben Davis. MUSICHE Ilan Eshkeri.
Fantasy/Avventura, durata 127 minuti.