SPECIALE CINEMA FANTASY
Un gioco che sa trasportar…
Non sono mai stata una fantasy addicted, o almeno, non in termini fetish. Vi è tuttavia un’opera entrata a far parte dell’immaginario cult degli anni Novanta, che ci ha fatto schizzare di terrore alla sola vista di un gioco da tavolo. E che per questo ho amato alla follia.
Eppure non è un horror. Anche se per molti aspetti vi si avvicina. Tratto da un racconto per bambini di Chris Van Allsburg, il Jumanji del 1995 diretto da Joe Johnston (conosciuto soprattutto come artista di effetti speciali) narra di un gioco magico che tramuta in realtà tutto ciò che ogni casella evoca. E se enormi ragni, spaventosi felini, letali vegetali avevano solo abitato i luoghi più remoti della vostra fantasia, ora possono assumere sembianze reali, e per l’esattezza concretizzarsi nella casa dei Parrish, dimora natale di Alan. Dopo ventisei anni di ancestrale reclusione causata dal gioco protagonista, lo sbarbatello interpretato da un fenomenale e “primordiale” Robin Williams può finalmente farvi ritorno. Anche se così viene nuovamente costretto a terminare la partita rea dei suoi mali, insieme a Sara (una premiata Bonnie Hunt), Judy (una giovanissima e talentuosa Kirsten Dunst) e Peter (Bradley Pierce). L’inquietudine di cui si parlava inizialmente viene magistralmente giocata a colpi di risate e melodramma, pastiche di generi cinematografici che dà vita ad un film tanto inquietante quanto divertente, tanto adrenalinico quanto commovente. I paragoni con le dinamiche orrorifiche possono essere molteplici: dall’input del “male” che invoca gli sfortunati protagonisti (i tamburi), all’idea della concretizzazioni delle paure (“Io ho visto cose che voi avete visto solo negli incubi”), alla reiterazione dell’oggetto maledetto (il finale). Indirizzato però ad un film per famiglie: Johnston favorisce sapientemente un taglio incentrato sulle relazioni umane. Alan è il tipico adolescente imbronciato figlio di un Sessantotto in piena auge, in contrasto con l’upper class di metà secolo a cui restano – apparentemente – ancorati i genitori. La puerile voglia di evasione viene letteralmente attuata tramite un esilio forzato, quasi un’amara punizione per una ribellione “sconveniente”. Catapultato poi in un contesto postmoderno, il pargolo cresciuto si trova paradossalmente a rappresentare proprio quella mentalità che ha sempre detestato: quella di suo padre. Sia a lui che al genitore però viene concessa una seconda occasione. Oltre che la possibilità di vivere due volte, naturalmente. Dopotutto, i ventisei anni di foglie di banana sono serviti a qualcosa.
Jumanji [id., USA 1995] REGIA Joe Johnston.
CAST Robin Williams, Bonnie Hunt, Kirsten Dunst, Bradley Pierce, Patricia Clarkson.
SCENEGGIATURA Chris Van Allsburg, Jonathan Hensleigh, Greg Taylor, Jim Strain (tratta dall’omonimo racconto di Chris Van Allsburg). FOTOGRAFIA Thomas E. Ackerman. MUSICHE James Horner.
Fantastico/Avventura, durata 100 minuti.