Responsabilità unica salvezza
Accorciato di 80 minuti dalla produzione giunge in sala Oldboy, versione americana dell’omonimo di Park Chan-wook, tentativo di Spike Lee di risalire la china dopo il flop di Miracolo a Sant’Anna che ha relegato per anni l’autore a produzioni minori o secondarie dagli esiti sfortunati pur se di buona fattura.
Chiaro dunque come il film non abbia riscosso grande successo, in patria come all’estero: già svantaggiato dal confronto con il cult, una riduzione tanto netta non fa che sminuire il risultato finale. Si presenta così un’opera monca, con interessanti (s)punti apparentemente non sviluppati, abbandonati per strada o meglio sul tavolo di montaggio. Con uno sguardo a Refn e uno sfottò a Tarantino (si guardi il personaggio di Samuel L. Jackson ripensando ai suoi ruoli pulp), è dalla brutale violenza che traspare la posizione di Lee nei confronti della vicenda e del suo protagonista, non più amabile padre di famiglia, bensì tronfio e arrogante pubblicitario, alcolizzato e padre degenere. Una figura tanto negativa da impedire allo spettatore d’identificarvisi, anche durante la misteriosa detenzione ventennale nella stanza-cella e la sua vendetta una volta liberato: Joe Doucett è colpevole, di mancanza verso sé e ancora di più verso i suoi cari e prossimi. In tempo di crisi le responsabilità della quale sono regolarmente scaricate su altri, il regista viene a riflettere sulla società nazionale e la sua apparente innocenza che si rivela ormai perduta, un rimosso, un celato di cui – se non si è coinvolti direttamente – ci si libera con una scrollata di spalle. È il momento di un drastico esame di coscienza per Doucett, emblema di quell’America affermatasi vent’anni fa e che ha fatto il proprio comodo alle spalle degli altri. Ma le conseguenze non possono essere che tragiche perché non c’è vendetta che valga, occhio per occhio e il mondo diventa cieco: Joe lo capisce a giochi fatti e – a differenza del corrispettivo coreano – decide di addossarsi la propria colpa in una pena auto-inflitta che sa di espiazione. In fondo l’etico Spike Lee ama il suo Paese e pur conoscendone le problematiche spera ancora in una sua redenzione, un salvataggio che però tarda ad arrivare.
Oldboy [Id., USA 2013] REGIA Spike Lee.
CAST Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Sharlto Copley, Samuel L. Jackson, Michael Imperioli.
SCENEGGIATURA Mark Protosevich (dall’omonimo manga di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi). FOTOGRAFIA Sean Bobbitt. MUSICHE Roque Baños. MONTAGGIO Barry Alexander Brown.
Noir, durata 104 minuti.