SPECIALE WOODY ALLEN
“Come diceva Balzac: altra materia da romanzo”
“Essenzialmente è così che io guardo alla vita: piena di solitudine, miserie, sofferenze, infelicità e disgraziatamente dura troppo poco”. Nei primi venti secondi dell’opera che lo consacrerà definitivamente all’affermazione autoriale cinematografica, Woody Allen racchiude il punto di svolta della propria carriera: il passaggio da una comicità in senso stretto ad una comicità macchiata di toni pseudo-drammatici e ironicamente e inevitabilmente filosofici.
Presentato al Los Angeles Film Festival nel 1977, Io e Annie entusiasma immediatamente critica e pubblico. “I said to myself, I think I will try and make some deeper film and not be as funny in the same way”, così ne descrive l’intento prioritario. L’opera rappresenta un upgrade della carriera alleniana da molti punti di vista: tralasciando quello commerciale e accademico (l’opera vince quattro premi Oscar per film, regia, sceneggiatura e attrice protagonista), è su quello contenutistico e stilistico che esso richiama una maggiora considerazione. Le tematiche sono già state battezzate tempo addietro con Prendi i soldi e scappa, ma è qui che esse trovano definitiva consacrazione: innanzitutto, l’Amore. Questo sentimento indagato-psicanalizzato-sviscerato da Allen in tutte le sue fogge, con la risultante che la sua vera caratteristica è la sua assoluta irrazionalità (“L’amore è come le uova”) ed è unico in quanto tale. A tutto ciò, funge da sfondo nostalgico e sentimentale la sua amata New York, quella che diverrà scenario comico, drammatico, perfino giallo, di molti dei suoi capolavori. La psicanalisi, timido capolino nelle opere precedenti, qui si inserisce irruentemente nella narrazione, a partire dalla trama del film stesso: è esattamente una psicanalisi che compie il protagonista Alvy/Woody, nei confronti della sofferta relazione con la co-protagonista Annie Hall (la Keaton resta tra le muse alleniane più memorabili). Sul versante dei codici espressivi, il film investe definitivamente l’interpretazione del maestro, marchiata già di un’ironia jewish e parossistica, dei toni slapstick, rievocando la propria fama di one man show. Innovazioni quale lo sguardo in macchina (espediente trafugato tramite un cammeo parodistico di Marshall McLuhan), il piano sequenza fisso introdotto da una voce fuori campo (la lunga conversazione con l’amico Bob), i pensieri mentali dei protagonisti (“Speriamo che non sia un fallito come tutti gli altri”), le vignette in stile fumettistico (basate su una striscia comica sul regista stesso, Inside Woody Allen), lo split screen (proiezione immaginaria di un disastroso confronto tra le due famiglie ideologicamente distanti), costituiscono i novantaquattro minuti di capolavoro della commedia moderna, qual è questo.
Io e Annie [Annie Hall, USA 1977] REGIA Woody Allen.
CAST Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon.
SCENEGGIATURA Woody Allen, Marshall Brickman. FOTOGRAFIA Gordon Willis. MUSICHE James Sabat.
Commedia, durata 94 minuti.