31° Torino Film Festival, 22-30 novembre 2013, Torino
L’approccio alle cose
La Mafia uccide solo d’estate ricalca differentemente le orme de Il Testimone, programma televisivo del suo stesso autore: diverso è lo stile registico, nel quale l’ormai nota semisoggettiva di sé viene utilizzata all’incipit, quasi da esorcizzare la pellicola da un proprio paradigma visivo, per tornare poi nel finale in modo da non rinnegarla.
A rimanere immutato è invece l’avvicinarsi al narrato di Pif con l’intenzione di essere aderente al reale in piccole commedie umane e sociali, creando dei brevi racconti dove il punto di vista dell’autore coincide con il mostrato, assumendo contorni comici perché tale è il commento del suo buffo narratore. Si crea una discrepanza tra un punto di vista che è sia il nostro che il suo, ma non scisso dal racconto di ciò che ci viene mostrato. Il Testimone, insomma, è una raccolta di documenti riportati, dove la forma diaristica risulta la vera fonte del successo essendo una rappresentazione della realtà accessibile a tutti, ma nel caso specifico differente nella sua narrazione. Proprio come nel programma tv è la voce narrante a trasportare il racconto della pellicola, intromissione ironica dentro un percorso che è sia intimo che pubblico-sociale, e nel quale il mantenimento dell’idea di documento narrato o narrazione documentata è rafforzata dalla preservazione in alcuni casi di un’uniformità nel formato video, dove le immagini dell’epoca sono raccordate a quelle di messa in scena con gli attori, simile nell’approccio a No – I giorni dell’arcobaleno. La Mafia uccide solo d’estate crea per questo un forte parallelismo tra la storia d’amore che coinvolge il protagonista Arturo – ovviamente Pif – sin da quando era bambino, e quella dell’ascesa di Totò Riina e le stragi di mafia a Palermo. È con l’incrocio del rapporto tra Stato e Mafia che la storia di Arturo e Flora cresce, si arresta e crea simpatici equivoci, nella quale per una volta ogni tanto il nominare fatti e personaggi politici non è evitato dal timore che essi suscitano. È nel parallelismo con gli atti criminosi che ciò diviene metafora di un’esistenza intrinsecamente legata per chiunque a Cosa Nostra fin dalla nascita, e non per un qualche tipo di colpa, nel quale è la consapevolezza di conoscere ciò che non si deve conoscere ad essere elemento che impedisce l’arresto del fenomeno. La Mafia uccide solo d’estate non cambia l’approccio alla narrazione del reale del suo autore, ma anzi lo conferma attraverso la regola di un linguaggio classico, rivendicandone l’importanza del punto di vista – intimo e soggettivo – delle cose, mediazione essenziale nel creare un personale racconto della realtà.
La Mafia uccide solo d’estate [Italia 2013] REGIA Pif.
CAST Pif, Cristiana Capotondi, Ginevra Antona, Alex Bisconti, Ninni Bruschetta.
SCENEGGIATURA Michele Astori, Pif, Marco Martani. FOTOGRAFIA Roberto Forza. MUSICHE Santi Pulvirenti.
Commedia, durata 90 minuti.