Tutto in una notte
Scrive Walter Murch che il cinema è un’esperienza teatrale. Davanti allo schermo cinematografico siamo come riuniti attorno al fuoco di un accampamento, a fissare nell’oscurità della sala – quasi fossimo nella caverna di Platone – ombre in movimento, fiamme danzanti che ci parlano della storia. Dalle fiamme e dall’oscurità siamo infatti incalzati, rapiti, a tratti paralizzati, davanti alla riproposizione del Macbeth di Shakespeare ad opera del National Theatre di Londra, progetto che è una novità assoluta per l’Italia.
Giunto alla sua seconda tappa, il National Theatre Live porta sul grande schermo una stagione teatrale di livello altissimo cui, dopo The Audience di Peter Morgan, e Macbeth appunto, seguiranno Frankenstein di Nick Dear e Hamlet. Diretto in una chiesa sconsacrata di Manchester da Rob Ashford insieme allo stesso Kenneth Branagh, nei panni di Macbeth, con Alex Kingston nel ruolo della perfida Lady, il dramma ha un ritmo incalzante, sfiancante, alienante. La prova resta memorabile. Sarà perché Macbeth è uno di quei volti in cui l’idea della tragedia shakespeariana si incarna e svela tutta la sua essenza. Sarà perché a Branagh quel volto calza alla perfezione. Il secolo di Shakespeare visse la crisi di un passaggio fondamentale tra mondi e modi di pensare completamente nuovi, ecco perché l’eroe shakespeariano è solo. E’ l’uomo solo di fronte al mondo che si secolarizza, che la fede non è sufficiente a spiegare. E senza fede, l’istinto della paura ha il sopravvento. Ecco perché Macbeth è la tragedia della paura, della notte, del giorno che non arriva mai. Tutto questo lascito Branagh lo porta dentro, Shakespeare, la sua parola, il suo tempo. Sulle sue spalle grava un peso enorme, che egli sa restituire con lieve, appassionata lucidità. Dopo il crimine, il regicidio, per Macbeth si apre una crepa: tra pensiero e atto, anima e corpo, cuore e mano. Tutto deflagra, l’armonia dell’individuo è andata in pezzi, Macbeth è alieno a se stesso, e disperato cerca conforto nella doppiezza dell’attore: non agisce più, recita. Nell’atto, il suo desiderio di potere non si è realizzato ma è collassato, e più che ad agire si è trovato ad essere “agito”. La passione tragica nella sua verità essenziale si esprime così: il grido di dolore della creatura che soccombe, sapendo che la vita è uno spettacolo insensato. Che vale poco o nulla. Con una grande prova d’attore Branagh ci porge la sua passione, persuadendoci a sentirla davvero la “sua” sofferenza. In quella magica fusione tra la permanenza della letteratura e la spontaneità del teatro che è il cinema, ci ha decisamente rivelato il suo incontro con l’esistenza umana, su quel ring fangoso, il palcoscenico, dove tutto si è svolto. Tutto in una lunghissima notte. A testa alta, gli occhi aperti, Branagh ha sostenuto anche per noi il confronto con quel poco o nulla dell’esistenza, convinto, in fondo, come Shakespeare, che anche in quel poco un senso ci sia.
National Theatre Live: Macbeth [id., Gran Bretagna 2013] REGIA Rob Ashford, Kenneth Branagh.
CAST Kenneth Branagh, Alex Kingston, John Shrapnel, Jimmy Yuill.
DESIGNER Christopher Oram. COMPOSITORE Patrick Doyle. COREOGRAFO Chris Bailey.