SPECIALE NEW HOLLYWOOD @ TORINO FILM FESTIVAL
La leggenda dell’insano bevitore e della fabbrica dei sogni
Si tratta di paura, insana e innaturale paura. Baby Prodigio/Richard Dreyfuss era una stella, geniale regista del cinema muto, poi il Verbo, il Sonoro, e tutto il mondo da lui conosciuto andò in pezzi. Sorpreso dalla tecnologia e spaventato da essa, ostaggio di se stesso, incapace di rimettersi in gioco, inizia a girare un film porno nella sua casa decadente assieme a Rex, uno spiantato attore gay, e all’eroinomane Harlene, la divina.
Schiavo delle sue stesse angosce e della bottiglia, bevitore “terminale”, imprime sulla pellicola “solo carne, carne in un incarto trasparente”. La divina muore per un’overdose, a sostituirla la nuova fiamma del produttore. Questo è Il pornografo, opera prima di John Byrum. Per gli addetti ai lavori Baby Prodigio è mistero, enigma: giocoliere della macchina da presa – staccata dal cavalletto, sempre in movimento nelle sue “frementi” mani, occhio eccitato, spia tra le gambe degli attori -, feticista dell’immagine, conoscitore del piacere e dei suoi “orifizi”, stupratore in potenza. Mentre gli altri fanno il Cinema, lui fa il porno, mentre gli altri si prostrano servili ai potenti, lui, rinchiuso nella sua torre eburnea, nostalgicamente, rabbercia la carta da parati usurata dal tempo e rassetta le lenzuola consumate da penetrazioni, orgasmi, eiaculazioni. Mentre alcuni lo ritengono un folle, malato di malinconia, altri, come un certo Clarke Gable, sognano e desiderano lavorare con lui. Mentre da fuori sentiamo echi della nuova Hollywood, tutta lustrini e champagne, dentro la dimora di Baby Prodigio, invece, si respira un’atmosfera funerea, si calpestano le macerie “svilite” e “squallide” dei suoi anni d’oro, ci si tuffa in una piscina, contentitore d’urina e acqua. Mentre, in bianco e nero, “mani di zucchero” scuotono corpi davanti alla macchina da presa portandoli all’eccitazione, a colori, invece, ci viene presentato il mondo (extra-)diegetico, quello dell’industria cinematografica, fatto di luci e ombre, chiari e scuri, compromessi e servilismi. Dietro le quinte solo merce, nessuna fabbrica di sogni, solo tristi realtà: attricetta pronta a qualsiasi cosa, produttore desideroso di aprire fast-food, attoruncolo impegnato a sbarcare il lunario, divina incarnatasi in “eroina”. Il pornografo, pensato e “agito” come spettacolo teatrale, in bilico tra commedia, dramma e film erotico, racconta con estro, anche grazie a uno script brillante e tagliente, le vicende delle stelle in declino. Byrum, prendendo a pretesto quel set squallido da film porno, analizza e smitizza Hollywood/fabbrica di sogni, immergendo le mani nei mali dell’intero Cinema. Lentamente, con un amaro, beffardo riso, affondiamo nella disperazione.
Il pornografo [Inserts, Gran Bretagna 1975] REGIA John Byrum.
CAST Rychard Dreyfuss, Jessica Harper, Bob Hoskins, Veronica Cartwright, Stephen Davies.
SCENEGGIATURA John Byrum. FOTOGRAFIA Denys Coop. MUSICHE Will Hudson.
Drammatico, durata 117 minuti.