SPECIALE NEW HOLLYWOOD @TORINO FILM FESTIVAL
Saluta l’alba con il respiro di fuoco
Un ragazzo, Harold, a diciotto anni è già stufo marcio della vita e i suoi unici interessi sono i funerali altrui e inscenare teatrali suicidi, ai danni della madre. Una ragazza, Maude, ottant’anni e un incontrollato desiderio di spremere le sue giornate di modo che queste possano regalarle la più ampia gamma di emozioni mai provate. Un giorno si incontrano, nel tempo si innamorano.
Definire Harold e Maude come una bizzarra storia d’amore è quanto di più sbagliato possa venir in mente. A pensarlo come la descrizione di una profonda amicizia si finisce per sminuirlo: per questo c’è In viaggio con Evie, commedia britannica senza pretese che tratteggia le peripezie di un ragazzo beneducato iniziato alla vita dagli insegnamenti di una scapestrata attrice di teatro, ormai dimenticata. Non parliamo nemmeno della possibilità di rimanerne indifferenti: ciò significherebbe che è arrivato il momento di lavorare un po’ sulla propria sensibilità d’animo.
Hal Ashby prende la più dissacrante commedia e la mescola al dramma, lasciando che la critica alla società faccia da collante, mentre l’amore cresce, l’affetto si solidifica, il carattere spregiudicato del film trova la propria ragion d’essere in scene architettate per contenere in sé tutto ciò. Il risultato è una storia per alcuni fastidiosamente assurda, in realtà leggera, delicata e per questo preziosa. Il ritmo crescente delle avventure della strana coppia è leggerezza allo stato puro, sottolineata dalle onnipresenti canzoni di Cat Stevens: sappiamo fin dall’inizio quali siano i veri temi portanti del racconto, ma abbiamo tutto il diritto di comprenderli solo ragionando a film concluso. Il suicidio di un giovane uomo, la morte, la prigionia. È un flash l’inquadratura sul braccio di Maude, sbiadita e inconsistente tanto quanto l’inchiostro che delinea il vecchio numero maledetto, un dettaglio talmente pesante da non essere più dimenticabile. Bastano un paio di fotogrammi per ritrovare ogni singolo bandolo della variopinta matassa, resa scoppiettante grazie a nuovi aneddoti che la imbottiscono quotidianamente, altamente rischiosi in quanto portatori sani di confusione o peggio di sottovalutazione. Oltre a ciò, la vera forza sta nei protagonisti, anime elette che rimangono nel cuore, caratterizzati da un candore ritrovato poi dallo stesso Ashby in Oltre il giardino grazie all’immenso Peter Sellers, giardiniere spontaneo e ingenuo capace di ammaliare l’America e sotterrarla di satira politica. Entrando nella loro realtà si avverte forte la sensazione del ricevere molto di più che qualche battuta simpatica e un paio di situazioni assurde: si tratta della saggezza gratuita e spontanea elargita della dolce Maude, qualcosa di nuovo ogni giorno da collezionare casualmente, da donare allo spettatore attento mentre si cerca di insegnarlo a un ragazzo morto quindici volte.
Harold e Maude [Harold and Maude, USA 1971] REGIA Hal Ashby.
CAST Ruth Gordon, Bud Cort, Charles Tyner, Vivian Pickles, Cyril Cusack, Ellen Geer.
SCENEGGIATURA Colin Higgins. FOTOGRAFIA John A. Alonzo. MUSICHE Cat Stevens.
Commedia nera, durata 91 minuti.