SPECIALE NEW HOLLYWOOD @ TORINO FILM FESTIVAL
Una nuova era del cinema americano
Il XXXI Torino Film Festival dedica una sezione a una delle stagioni più felici del cinema americano passata alla storia come New Hollywood. A molti le periodizzazioni non piaceranno, ma è indubbio che il 1967 rappresenti lo spartiacque tra i fasti della classicità hollywoodiana e la nuova era del cinema statunitense, giunta praticamente fino ai giorni nostri sebbene la vera New Hollywood si sia esaurita nel giro di nemmeno una quindicina d’anni.
Gangster Story di Arthur Penn – assieme a Il laureato di Mike Nichols – apre questa grande stagione di radicale rinnovamento dopo la pesante crisi che colpì le majors a partire dalla fine degli anni Quaranta, toccando il fondo a inizio dei Sessanta. Spesso è proprio dai periodi di crisi che si originano le migliori esperienze artistiche: una serie di irrinunciabili capolavori che ancora oggi sorprendono per la loro carica espressiva, la totale libertà nella quale sono stati concepiti e realizzati e la loro disarmante attualità, al cui confronto tutto il cinema seguente appare terribilmente vecchio. Il film di Penn racchiude già tutte le tendenze della Nuova Hollywood: la volontà di rinnovare linguaggio, stile e tematiche, ma allo stesso tempo la nostalgia e il rimpianto verso un cinema dal grande splendore impossibile da recuperare; la frantumazione del sogno americano e dei valori tradizionali per guardare con lucidità alla realtà contemporanea fatta di disordine, contestazioni, sbandamento e conflitti. E naturalmente l’influenza delle nuove ondate di cinema europeo e non solo. È in Gangster Story che più si verifica il contatto tra Hollywood e l’Europa, attraverso quella sceneggiatura scritta da David Newman e Robert Benton e sottoposta nientemeno che a François Truffaut e Jean-Luc Godard. Ed è proprio l’autore de I quattrocento colpi a mostrarla casualmente a Warren Beatty il quale, rimastone entusiasta, non solo volle interpretarla ma addirittura produrla chiamando Arthur Penn a dirigerla. Un’operazione che al vecchio Jack Warner non piacque affatto, tanto da non concedergli nemmeno la consueta distribuzione mainstream. Ma il successo fu tale che da questo momento in poi i giovani – il nuovo pubblico del cinema – vollero identificarsi soltanto nei vari Bonnie e Clyde, Benjamin Braddock, Wyatt e Billy, e nelle loro imprese senza scopo né meta precisi, affidate alla casualità degli eventi in un clima di oppressivo malessere esistenziale. La New Hollywood è ormai lontana eppure è a quel cinema di ribellismo e destabilizzazione, di miscuglio di generi e stilemi, di sdoganamento del passato, che noi oggi continuiamo a guardare non senza un pizzico di amarezza e nostalgia.
Gangster Story [Bonnie and Clyde, USA 1967] REGIA Arthur Penn.
CAST Warren Beatty, Faye Dunaway, Gene Hackman, Michael J. Pollard.
SCENEGGIATURA David Newman, Robert Benton. FOTOGRAFIA Burnett Guffey. MUSICHE Charles Strouse.
Gangster, durata 111 minuti.