Rebibbia regna
Appassionato di zombi da sempre, alla quarta pubblicazione in pochi mesi, Zerocalcare fa ancora centro, con una storia di morti viventi ambientata nell’amatissima, eterna Rebibbia, patria della lentezza, regno dell’attesa. Ma di horror c’è ben poco e prevale, invece, ovviamente, l’ironia di dialoghi e situazioni, sempre irresistibili e in gradevole contrasto con il dinamismo “action” dei disegni.
Ai soliti protagonisti, Zero, l’amico storico Secco, divoratore di “soldini” scaduti, e a quel Cinghiale che pensa solo a scopare si aggiunge una presenza femminile, Katja, prevedibilmente la più tosta del gruppo, che viene da Roma Nord e non rivela mai perché si trovava a Rebibbia all’inizio dell’epidemia. Sono poco più di trenta i superstiti nel quartiere e l’unica speranza per i nostri, che non hanno auto né benzina, è fuggire con il bus 341, parcheggiato nella piazza del mammut (nascosto in un bunker secondo la leggenda). Ma bisogna fidarsi del Paturnia, primogenito del Caciara ed ex bullo. E soprattutto non farsi mordere dagli zombi, che però sono lentissimi, abbastanza facili da decapitare, almeno per videogiocatori accaniti di Doom e Mortal Kombat. Il lettore sa già dalla prima tavola che Zero sta morendo, e nel prosieguo lo scoprono anche i suoi amici, ma pian piano le lacune dovute alla narrazione non lineare, che va avanti e indietro con un orologio che scandisce il tempo come in 24, pur essendo confinata all’interno della stessa giornata, si riescono a colmare. Del racconto di genere Dodici ha il minimalismo della trama, essenziale e “high concept” (riassumibile con la frase “zombi a Rebibbia”) negli scopi elementari dei personaggi. Ciò rende ancora più ammirevole il “come” la storia è raccontata.
I continui flashback sono a colori e il presente, invece, è in bianco e nero, con macchie rosse di sangue, forse perché, come spiega in uno dei suoi esilaranti monologhi il paraculo Secco, in una situazione simile “rimane solo la memoria di ciò che è stato”, ciò che è entrato nella storia. Come Street Fighter, o meglio StreetFighterDueVirgola, cioè “il faro della civiltà occidentale”, non fosse altro che per i dettagli anatomici di Chun-Li.
Non mancano, in questa breve graphic novel di sole 95 pagine, gli abituali riferimenti a tutta la cultura pop generazionale, alle serie tv contemporanee come Walking Dead e ai cartoni animati dei bei tempi, come gli indimenticabili Cavalieri dello zodiaco e Ken il guerriero, omaggiato nel Cristo di Hokuto, opera blasfema di Secco. Ma si allude anche a Peppa Pig, che non è l’unico riferimento culturale di Katja: la ragazza, da cui Zero e Secco sono attratti, crede nel karma e cita Dante e George Romero, profeta della contemporaneità, che degli zombi è il padre indiscusso. L’invasione di zombi a Rebibbia, infatti, è “il primo evento storico descritto dalla fiction prima di manifestarsi realmente”. Non conviene darla vinta al piccione indifferente dello “sticazzi”.