SPECIALE PAUL SCHRADER
L’epica del nulla: il dio del godimento e la dea del disfacimento
Corpi che si possiedono ma mai si appagano, che si fotografano, si filmano come per bloccare l’amplesso in un eterno ritorno. Corpi di plastica, spesso svestiti, tentano di incontrarsi possedendosi. Cinema vuoti, chiusi, macerie di un rito collettivo.
Un triangolo amoroso, un thriller psicologico, un resoconto della situazione cinematografica attuale, questo vorrebbe raccontare Paul Schrader, assieme a Bret Easton Ellis (scrittore di Meno di zero e American Psycho) con The Canyons (fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia). Il regista di American Gigolo mette in scena la stanca e asettica pochade tra Christian/James Deen e Tara/Lindsay Lohan: i due, in preda all’alcol e alla droga, hanno una relazione aperta, fatta di rapporti sessuali resi spettacolo da un cellulare o da un terzo erotomane desiderante. L’equilibrio si rompe con l’arrivo di Ryan/Nolan Gerard Funk, protagonista del film che Christian vuole produrre, il quale impazzisce di gelosia al pensiero che abbia una relazione segreta con Tara. Più di una cosa non torna nel film: The Canyons è presentato come thriller psicologico, ma non c’è suspense – le scene tensive cadono nel ridicolo –, né indagine psicologica – non basta una seduta da un analista/Gus Van Sant per immergersi nella psiche umana, soprattutto quando la stupidità permea i personaggi – e come film erotico – poiché si punta sull’attore porno del momento, James Deen –, ma di erotismo ce ne è veramente poco. L’amplesso sembra essere privo di carne, “appuntamento” robotico in cui peni penetranti e vagine penetrate si incontrano, dimostrando il dominio l’uno sull’altro. Deen mette a servizio del “film d’autore” il suo erculeo fisico, la sua “professionalità”, ma è mancante in tutto il resto, non sa dire e non dice nulla, quando apre la bocca ottiene l’effetto contrario: la risata. Christian comanda, controlla e gode, nel momento in cui non riesce in questo tripartitico progetto crolla nella follia e nella violenza e tutto per Tara. Lo si deve ammettere, la migliore è proprio la Lohan: fulgida dea del botulino e del disfacimento, è nel ruolo, forse perché è nota come cattiva ragazza, forse perché quel volto enfio e colmo di insicurezza è proprio il suo. I due, tesi tra il cinema di Schrader e le parole di Ellis, potrebbero essere metafora perfetta di un vuoto esistenziale, di un intero mondo, ma in realtà non esprimono nulla. The Canyons, intrappolato negli anni ‘80, manca proprio in ciò che vuole raccontare: privi di “peso”, infelici perché stupidi e non malati di vivere, questi sono sì personaggi estremi – ma di vuoto.
The Canyons [id., USA 2013] REGIA Paul Schrader.
CAST James Deen, Lindsay Lohan, Nolan Gerard Funk, Tenille Houston, Amanda Brooks, Gus Van Sant, Jim Boeven.
SCENEGGIATURA Bret Easton Ellis. FOTOGRAFIA John DeFazio. MUSICHE Brendan Canning.
Thriller, durata 104 minuti.