SPECIALE PAUL SCHRADER
Vivere la morte
In uno dei suoi film più cerebrali, il grande Paul Schrader, a differenza di ciò che farà Wakamatsu nel suo film imperdibile su Mishima, trascura il contesto storico della vicenda, ma con il contributo di Lucas e Coppola come produttori esecutivi, conserva per tutto il film un equilibrio ammirevole tra fantasia e realtà.
Due linee del racconto, la verità della vita di Mishima e la finzione dei suoi romanzi, si intersecano sia tematicamente, essendo Mishima uno scrittore che ha cercato di fare della sua vita un’opera d’arte e di condurre un’esistenza ideologicamente coerente con il contenuto delle proprie opere, sia a livello di sintassi cinematografica, cioè attraverso raccordi di montaggio che procedono per analogia.
Così, il suicidio per seppuku di un personaggio di finzione, Isao, precede immediatamente la ricostruzione delle riprese di una scena analoga di Yukoku, il film senza dialoghi diretto e interpretato da Mishima nel 1966. E dalle immagini degli allenamenti in palestra dello scrittore si passa al personaggio inventato di Osamu, che si fa la doccia negli spogliatoi. Anche lui, come il suo autore, ossessionato dal culto del corpo e della bellezza, come il Richard Gere/Julian Kay di American Gigolo, che non può non venire in mente anche per l’accuratezza con cui Mishima si veste, prima dell’attentato suicida. Nel finale, il discorso poco efficace di Mishima, dal terrazzo del Ministero della Difesa, precede il suo suicidio rituale, realizzazione di quel desiderio di morte, di annullamento, che è presente in maniera ossessiva anche nei protagonisti dei romanzi qui illustrati, non a caso poi mostrati, uno dopo l’altro, nel momento del sacrificio estremo. Nelle parti biografiche, il film presenta un’alternanza di colore, per le sequenze del tentativo fallito di colpo di stato del 25 novembre 1970, e bianco e nero, per i numerosi flashback biografici (introdotti in voice over dalla voce del protagonista) che partono dall’infanzia solitaria e arrivano fino al volo in aereo. Alla fine della scena del volo, in cui è Mishima stesso a pilotare il piccolo velivolo, il bianco e nero si trasforma magicamente in colore, mentre Yukio vede, tra le nuvole e il sole, un cerchio gigante intorno alla Terra. E vive, finalmente, per un istante, la sensazione di armonia dei contrari (mente/corpo, letteratura/mondo esterno, eternità/vita mortale, arte/azione, penna/spada) da sempre cercata invano, corteggiando la morte con idealistica costanza.
Mishima [Mishima: A Life in Four Chapters, USA/Giappone 1985] REGIA Paul Schrader.
CAST Ken Ogata, Junkichi Orimoto, Kenji Sawada, Yasosuke Bando, Toshiyuki Nagashima.
SCENEGGIATURA Paul Schrader, Leonard Schrader, Chieko Schrader (ispirata in parte alle opere di Yukio Mishima). FOTOGRAFIA John Bailey. MUSICHE Philip Glass.
Drammatico/Biografico, durata 121 minuti.