Qualcuno è innocente
L’idea di base de L’ultima ruota del carro è di illustrare gli ultimi quarant’anni della storia d’Italia tracciando un’evidente linea di demarcazione tra popolo ed élite. Un obiettivo ambizioso che pare rispondere a quell’esigenza impellente, nelle produzioni italiane contemporanee, di raccontare la realtà.
Un’impellenza rimarcata a più riprese dalla critica, che è solita rimproverare certo cinema – ricordiamo tra gli altri un dibattito svoltosi all’ultima edizione del Ring! di Alessandria – di rappresentare un mondo aproblematico e inesistente. Nell’occhio del ciclone finiscono anche le opere di Veronesi, accusato, in film come Italians o Genitori & figli – Agitare bene prima dell’uso, di qualunquismo para-televisivo. Non ci interessa qui entrare nel merito del dibattito, né capire quanto a Veronesi possa importare delle elucubrazioni della critica (che notoriamente incide poco o niente sui risultati al botteghino). Ciò che invece stupisce de L’ultima ruota del carro è proprio il repentino cambiamento di rotta in una filmografia altrove meno ambiziosa. La volontà di creare un’opera autenticamente popolare intercettando quelle che sono considerate le brutture dell’Italia degli ultimi decenni, è per il film un obiettivo complesso, che rischia di rivelarsi semplicemente quale mera fotocopia della lamentazione da social network. Tutto ciò viene realizzato raccontando la vicenda di un idiota contemporaneo: un piccolo borghese, onesto per natura, che pare costantemente schiacciato da un Potere che non riesce bene a capire ed afferrare. Il protagonista Ernesto Marchetti, interpretato da Elio Germano, è un uomo onesto: lavora, si spacca (letteralmente) la schiena, si sposa e fa un figlio. Più di una volta si ritrova a relazionarsi direttamente con un mondo fatto di corruzione e disonestà, ma ne rimane ai margini, osservandolo senza comprenderlo, nel suo costante ruolo di eterna manovalanza. Nonostante tutto però, Ernesto pare alieno da ogni risentimento, incapace di provare rancori, ritrova la propria felicità nella dimensione del nucleo familiare. Un’opera profondamente umanista che, nonostante i parziali meriti strutturali (in particolare nella prima parte), non riesce a scavalcare il sostanziale manicheismo che vede contrapposti politici e ceto medio. In buona sostanza, per Veronesi l’italiano non ha colpe, ma anzi è un uomo di sinistra, onesto e dedito alle piccole gioie della vita come la vittoria ai Mondiali dell’82, qui visti, proprio perché condivisi, come unica autentica speranza di unità nazionale.
L’ultima ruota del carro [Italia 2013] REGIA Giovanni Veronesi.
CAST Elio Germano, Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele.
SCENEGGIATURA Giovanni Veronese, Filippo Bologna, Ugo Chiti, Ernesto Fioretti. FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Elisa.
Commedia, drammatico, durata 113 minuti.