SPECIALE PAUL SCHRADER
O-O-O-Occhi di gatto
Pur ricalcandone alcune sequenze cardine – su tutte la scena della piscina e quella della “sorella felina” incrociata in un bar – il Cat People firmato da Paul Schrader si differenzia molto dall’originale RKO girato da Jacques Tourneur nel 1943. Entrambi i film, a ben guardare, sono fortissimamente figli della propria epoca.
Il primo Bacio è un classico prodotto girato in economia che fa di necessità virtù, un raffinato B-movie giocato sui chiaroscuri e sull’ambiguità di una femme fatale ammaliatrice nonostante fin da subito tutti intendano la sua pericolosità. Quello di Tourneur è in pratica un noir rivestito d’orrore, con una dimensione fantastica più suggerita che rappresentata. Schrader nel suo lavoro si muove persino all’opposto: malsano e profondamente sensuale, il suo remake mostra tutto, esplicita tutti i sottotesti possibili. Ma per forza di cose: siamo nel 1982, alla fine della New Hollywood, dopo che tutte le crisi e le rivolte di un’intera generazione di cineasti sono già state rappresentate. Siamo nel post horror (Shining, 1980), nel post sci-fi (Blade Runner, 1982), nel post noir erotico (American Gigolo, 1980, dello stesso autore); servono nuovi eroi, nuovi argomenti, e muovendosi a tentoni si può e si deve rappresentare tutto il visibile, mescolando anche i registri di vari generi. Il nuovo Bacio della pantera fornisce un background elaboratissimo ai propri protagonisti, spiegando a più riprese nel dettaglio le origini sia dell’inconsapevole Irena che del mefistofelico fratello Paul, impastando attraverso i corpi di Nastassja Kinski e Malcolm McDowell sesso e sangue. Lei arriva a New Orleans ignara di tutto, lui la accoglie con calore nascondendo un torbido segreto sulla natura della propria famiglia. L’aggiunta di implicazioni incestuose rispetto al film del ’43 complica i turning point e aumenta a dismisura la carica di morbosità già insita nell’idea di partenza. Ma anche quando la scompaginata sceneggiatura – non di Schrader, val la pena sottolinearlo – deraglia sfiorando il kitsch e il comico involontario, a tenerla in piedi ci pensano le doti “emblematiche” di regia: le inquadrature che stringono vorticosamente sui corpi nudi a contatto, dall’attrazione (Kinski ripetutamente in topless frontali davanti alla cinepresa) alla repulsione durante l’autopsia della pantera, e la fondamentale caratterizzazione dei personaggi, tutti immancabilmente infelici e dannati – in questo, il malinconico finale collima perfettamente con la poetica del regista. Il bacio della pantera è un film fantastico che non lascia spazio all’immaginazione, si dirà. Vero, ma non c’è di che lamentarsi: questo è il cinema degli anni ’80, quello da cui è derivato tutto il fantasy or ora sui nostri schermi. Prendere o lasciare.
Il bacio della pantera [Cat People, USA 1982] REGIA Paul Schrader.
CAST Nastassja Kinski, Malcolm McDowell, John Heard, Annette O’Toole.
SCENEGGIATURA Alan Ormsby. FOTOGRAFIA John Bailey. MUSICHE Giorgio Moroder, David Bowie.
Horror, durata 118 minuti.