Science+Fiction – Festival della fantascienza, 30 ottobre – 3 novembre 2013, Trieste
Genere politico?
In origine sembra impossibile che non ci sia La Cosa di Carpenter, una base di ricerca posta ai limiti di un ambiente ostile, il freddo e la solitudine di pochi uomini a creare l’ambiente ideale di spaventosa attesa e soprattutto la presenza mostruosa di una creatura dalla mutabile morfologia.
The Station è una pellicola legata oltre il normale livello di omaggio, come allo stesso modo le combinazioni fisiche che nascono dall’incrocio tra le varie creature non ricordano molto da lontano i risultati della mutabile carnalità di Cronenberg e de La Mosca. Ma nonostante gli echi, che poi tanto echi non sono, The Station è in grado di reggersi in piedi autonomamente, pellicola che si distanzia dai modelli di riferimento per un approccio più ludico e attenua la tensione di una solitudine irreversibile, come per i protagonisti nell’Antartide de La Cosa, rendendo la base facilmente raggiungibile, anche dall’escursione di una paciosa e vecchina ministra del governo. E’ una pellicola che si lascia andare felicemente verso una deriva gore, nel quale il confronto con le creature -realizzate con un piacevole senso artigianale- avviene attraverso il fare a pezzi le stesse. Lasciata da parte la sottigliezza, l’aspetto più interessante lo si può cogliere proprio in questo elemento, dato che la truculenza viene rilasciata dalla bonaria ministra, vecchia trasformatasi in killer di mutanti e non priva di fantasia omicida. Sembra di assistere ad un cortocircuito, dove il personaggio più istituzionale diviene anche il personaggio che sblocca quella violenza desiderata dagli spettatori del genere, e in questo senso vedere la pellicola in un festival con un pubblico attivo aiuta notevolmente l’esaltazione di determinati momenti. All’interno di generi del tutto eversivi come storicamente sono la fantascienza e l’horror, o quantomeno mai filostatali nella loro applicazione moderna e contemporanea, vedere il personaggio meno conforme al genere, e dall’indole probabilmente anche conservatrice, divenire punto dell’estasi spettatoriale è una vera sorpresa, e l’ironia della vecchia che si scopre sadica ammazzamostri non distoglie l’attenzione da questo fatto. Il punto però non diviene l’essere il contraltare figurativo di due autori come Cronenberg e Carpenter, ma invece la probabile assenza di consapevolezza del rappresentato, dato che in contrasto con l’amorevole ministra assassina il protagonista è invece il tipico reietto autoesclusosi dalla società, alcolizzato e senza possibilità di recupero. The Station si svela così nella sua ingenua semplicità e ludico nella propria superficiale spontaneità.
The Station [id., Austria 2013] REGIA Marvin Kren.
CAST Gerhard Liebmann, Edita Malovcic, Brigitte Kren, Hille Beseler.
SCENEGGIATURA Benjamin Hessler. FOTOGRAFIA Moritz Schultheiß. MUSICHE Marco Dreckkötter, Stefan Will.
Fantascienza/Horror, durata 90 minuti.