Ottimismo durante la tempesta
Leggendo commenti di colleghi e confrontandomi in giro, tiro un sospiro di sollievo nello scoprire che ormai il meteo segna ottime condizioni climatiche per Checco Zalone, non solo nei titoli dei suoi film, ma anche nel consenso riscosso presso gli ambienti che finora lo hanno snobbato.
Flagellati dal monopolio del trash spegni-cervelli, nel calderone c’era finito anche lui, l’avvocato solista della comicità intelligente, “leadership di se stesso” e demonizzatore di qualunque corporazione sociale. Certo, piano con gli applausi, gli si preferirà sempre una pellicola d’autore raffinata, che con toni cupi da melodramma racconta poeticamente il Paese. A torto, perché l’Italia (purtroppo o per fortuna) è esattamente quella che il verace pugliese ci descrive e che in passato solo Verdone, Sordi (come non pensare per Sole a catinelle a In viaggio con papà) ed ancor prima i padri della commedia anni ’50-’60 sono stati in grado di trasportare sul grande schermo. L’Italia ignorante, impreparata alle novità e al diverso, che sia connazionale (l’omosessualità e l’eterno scontro Nord-Sud in Cado dalle nubi) o straniero (la paura dell’Islam di Che bella giornata). Nel terzo capitolo la vena romantica dell’ingenuo Checco non si attenua, ma si evolve di pari passo con la storia personale dell’autore divenuto padre da poco, raccontando le imprese dei “superpapà” precari, strozzati da Equitalia, che come futuro certo ai figli lasceranno i debiti con le finanziarie, ma che, nonostante tutto, grazie alla suprema arte dell’arrangiarsi che ci contraddistingue, riescono a trovare una soluzione alle difficoltà e ad accontentarli. Celebrato il funerale delle ideologie, l’uomo medio che si autogoverna con leggi e regole proprie, e che dedica un sonoro vaffa tanto ai comunisti e ai radical chic, quanto ai massoni e agli industriali, è criticato ma in fin dei conti elogiato. Zalone quando ammicca all’oppiaceo ottimismo di Berlusconi, dell’amore che vince sempre sull’invidia e sull’odio e dei ristoranti fantasma strapieni di gente, ci dice renzianamente che di questi tempi è l’unica chiave possibile per restare a galla, insieme forse a un po’ di sano menefreghismo. Una distribuzione di oltre 1200 copie sarà sembrata eccessiva, ma non lo è se rapportata ai sorrisi stampati sui volti che, evasori felici a parte, in sala come in strada non si scorgono più tanto spesso. Non c’è niente di più bello che vedere il pubblico intorno a te ridere a crepapelle, quando la risata non è vuota evasione e interruzione dei problemi, ma stimolo a reagire. Per la sottoscritta la funzione del cinema è sempre stata soprattutto questa. Lo era nel periodo povero della ricostruzione, e deve esserlo necessariamente oggi.
Sole a catinelle [Italia 2013] REGIA Gennaro Nunziante.
CAST Checco Zalone, Robert Dancs, Miriam Dalmazio, Aurore Erguy, Marco Paolini.
SCENEGGIATURA Gennaro Nunziante, Luca Medici. FOTOGRAFIA Agostino Castiglioni. MUSICHE Luca Medici.
Commedia, durata 87 minuti.