SPECIALE ABDELLATIF KECHICHE
Teatri di vita
L’adolescenza, età di confronto per i cineasti contemporanei che vogliono (ri)trovare un po’ della vitalità e della freschezza dimenticate da gran parte della grande distribuzione. Età difficile da descrivere per il suo essere più che mai variabile e diversificato, prima che il lavoro, la famiglia, lo spettro della morte intervengano a normalizzare spicchi di esistenza immutabili.
Abdellatif Kechciche si dimostra abile narratore delle sorti dei giovani protagonisti del suo La schivata, ambientato in un paese della periferia francese che diventa scena di una meta-opera à la Pirandello. Alcuni studenti stanno preparando la pièce Il gioco dell’amore e del caso di Marivaux; fra questi c’è anche la bella Lydia, innamorata del personaggio che deve interpretare al punto da fare salti mortali per comprarsi il vaporoso vestito di scena. Il suo amico d’infanzia Krimo, vedendola nei nuovi panni da cortigiana, scopre per la prima volta di provare un sentimento forte che però non riesce ad emergere a causa del suo carattere introverso. Per avvicinarla e dichiararsi decide così di corrompere bonariamente l’amico che dovrebbe interpretare il ricco spasimante di Lydia, prendendo il suo posto nella rappresentazione. Teatri di vita, tanti quanti sono i ragazzi che mettono a nudo la loro vita davanti all’occhio impietoso ma accondiscendente della macchina da presa del regista franco-tunisino. Come fantasmi ci muoviamo dentro la quotidianità di individui già alle prese con una costante messa in scena, di sentimenti, di paure, di rabbia che nel testo teatrale si sublimano a favore di una finzione il più possibile naturale. La finzione teatrale diventa involucro fondamentale dentro cui riporre le emozioni, diversivo per evadere da un mondo altrimenti sempre identico a se stesso, e poco importa a Krimo se le battute non sono ben interpretate, purché ce ne siano altre da imparare per stare accanto a Lydia. Kechiche dimostra grande sensibilità e spirito di osservazione, nonché un certo gusto nel soffermarsi sul mondo dinamico e violento dei giovani, non a caso interrotto dalla polizia nell’unico momento in cui tenta di adattarsi ad una tipologia più matura di dialogo. Gli adulti non sono preparati ad un processo di maturazione sentimentale o sociale dei giovani che non passi per forme di finzione come, appunto, la messa in scena teatrale: in quel momento Lydia può essere una cortigiana e Krimo, un ricco spasimante. Ai personaggi è concesso ‘schivare’ l’umanità che li assale mentre noi, spettatori soli in una sala buia, non possiamo far altro che accogliere ad occhi aperti tutti i lati di questa medaglia dalle mille facce chiamata adolescenza.
La schivata [L’esquive, Francia 2003] REGIA Abdellatif Kechiche.
CAST Sara Forestier, Osman Elkharraz, Sabrina Ouazani, Nanou Benhamou.
SCENEGGIATURA Abdellatif Kechiche, Ghalia Lacroix FOTOGRAFIA Lubomir Backchev.
Drammatico, durata 117 minuti.