16 OTTOBRE 1923, NASCITA WALT DISNEY COMPANY
Urca Urca tirulero, oggi splende il sol!
Robin Hood è il 21° classico Disney, il primo dopo la morte del grande Walt. Poco elogiato dalla critica, è però uno dei più popolari presso il pubblico. I limiti della direzione di Wolfgang Reitherman stanno nella somiglianza, in effetti eccessiva, con Il libro della giungla.
Somiglianze evidenti, quelle dei movimenti di Little John/Baloo e di Biss/Kaa. O copia conforme, nel caso degli elefanti. La sua fortuna presso gli spettatori, che siano grandi o piccini, è dovuta al personaggio stesso di Robin Hood, una leggenda capace di suggestionare l’immaginario, come prova la cospicua filmografia che il cinema gli ha dedicato. Eppure di Robin Hood la letteratura ha lasciato poco: storie orali, leggende popolari dell’antico Medioevo, che l’Ottocento inglese non ha fatto in tempo a tradurre in grande romanzo. Ci aveva provato Walter Scott in Ivanohe, inaugurando la grande stagione del Medioevo romanzato, ma l’arciere nascosto nella foresta di Nottingham rimane solo una comparsa nel finale. O meglio un nome che non ha bisogno di presentazioni. Il secondo grande tentativo spetta ad Alexandre Dumas, verso cui la Settima Arte è debitrice per i tre moschettieri e per gli intrighi alla corte di Re Sole. Dumas aveva appena messo mano al canovaccio di Robin Hood, senza però riuscire a completarlo: la morte è stata più veloce. Ma tra Scott e Dumas ormai la formula era stata fissata: le storicamente controverse crociate sono una momentanea assenza di Re Riccardo Cuor di Leone – di cui poco si sa e tanto si racconta, il banditismo una favola di bontà, la foresta un luogo incantato. E lo spartano Medioevo lo abbiamo ereditato così, romanticamente ottocentesco, e in questo modo ormai lo rappresentiamo. Con quel che ne segue: la storia d’amore tra Robin Hood e Lady Marion, il lieto fine, la giustizia che trionfa sul male. Se a tutto questo, infine, applichiamo il marchio Disney, non c’è motivo per cui il film d’animazione non debba riscuotere consensi al botteghino e farsi leggenda, al pari dell’arciere che ruba ai ricchi per dare ai poveri. E nonostante non abbia mai avuto un libro che lo consacrasse e gli desse determinate caratteristiche, tutti – bambini inclusi – sanno chi è e come deve essere. La Disney, però, non manca di originalità: le canzoni (Urca Urca tirulero, oggi splende il sol!), un buffo leone ridicolizzato da una corona più grande della sua testa e… purtroppo per il pubblico italiano, una grande abilità nei dialoghi fatta di assonanze continue e giochi di parole, solo parzialmente rese in traduzione italiana. Gioia e delizia dei bambini di lingua inglese!
Robin Hood [id., USA 1973] REGIA Wolfgang Reitherman.
CAST (DOPPIATORI ORIGINALI) Roger Miller, Phil Harris, Andy Devine, Peter Ustinov.
CAST (DOPPIATORI ITALIANI) Pino Colizzi, Pino Locchi, Tony De Falco, Antonio Guidi.
SCENEGGIATURA Ken Anderson, Frank Thomas, Julius Svendsen, Vance Gerry, Eric Cleworth, Dave Michener. MONTAGGIO Tom Acosta, Jim Melton. MUSICHE George Bruns.
Animazione, durata 83 minuti.