A PROPOSITO DI DANIELE LUCHETTI…
Il gioco degli equivoci
Al cinema italiano non è mai dispiaciuto occuparsi di Storia nazionale, ma se nei decenni passati le riflessioni predilette dei cineasti riguardavano la loro contemporaneità, negli ultimi quindici anni il focus parrebbe essersi spostato verso altre epoche.
Per registi come Daniele Luchetti il nucleo principale dei film si risolve in vicende tutte italiane, storie familiari di tutti i giorni, in cui la Storia (con la s maiuscola) funge da pretesto e da sfondo per la trama in primo piano. La storia agisce attraverso i personaggi, i quali ne sono influenzati, in qualche modo subendola, e a loro volta la filtrano e la restituiscono al mondo esterno tramite i loro comportamenti. Così, come nel caso di Mio fratello è figlio unico, talvolta si può persino parlare di una pseudo-epopea familiare che riflette l’opposizione tra destra e sinistra degli anni di piombo italiani sui volti dei due fratelli Benassi (e nei loro panni Elio Germano e Riccardo Scamarcio offrono entrambi performance molto buone), traducendo di fatto lo scontro politico dei piani alti della burocrazia in una guerra civile al di sotto del tetto domestico. Ma la deriva dei fratelli è in realtà il frutto di equivoci personali e non: che sia un sogno d’infanzia erroneamente traslato in correnti politiche o una fuga interpretata come un’ammissione di colpa, il motore dell’azione si rivela comunque essere una visione dei fatti personali troppo filtrata dalle vicende nazionali. Luchetti forse è questo che ci vuole suggerire: cercare di vedere la Storia e le nostre vicende spogliandosi delle convinzioni che hanno la tendenza a invadere le mura domestiche per diventare protagoniste anche nell’intimità. Se già non bastassero le ombre che si allungano su certi capitoli della storia italica, l’invito alla prudenza nella valutazione e nell’esperienza stessa di questi avvenimenti si rinnova. E potrebbe anche sembrare banale creare un nesso tra la storia di una famiglia e quella di un Paese, ma il regista riesce in quest’occasione a crearlo in modo silenzioso, nonostante sia evidente come le azioni dei singoli siano legate a quelle del mondo circostante. Si viene poi a formare un legame tra i decenni, magistralmente sviluppato anche dal titolo e dalla colonna sonora, da Rino Gaetano agli Afterhours. Al di là di alcuni vuoti della sceneggiatura, insomma, il messaggio passa: anche senza arrivare subito, non mancherà di giungere a destinazione.
Mio fratello è figlio unico [Italia 2007] REGIA Daniele Luchetti.
CAST Elio Germano, Riccardo Scamarcio, Luca Zingaretti, Angela Finocchiaro, Alba Rohrwacher.
SCENEGGIATURA Stefano Rulli, Daniele Luchetti, Sandro Petraglia. FOTOGRAFIA Claudio Collapiccolo. MUSICHE Franco Piersanti.
Drammatico, durata 100 minuti.