SPECIALE ALFONSO CUARÓN
“Houston abbiamo un problema”
“Se decidi di vivere devi mettercela tutta”. Per Matt Kolwasky e Ryan Stone il problema non è tanto la conquista dello Spazio quanto il ritorno sul pianeta Terra. Astronauta navigato e ingegnere biomedico alle prime armi, i due malcapitati protagonisti di Gravity devono fare i conti con la pioggia di meteoriti che mette fuori uso il loro Space Shuttle.
Una sfida giocata alle soglie del cosmo, in quel limbo interstiziale che è al contempo contemplazione del tutto e sublime minaccia di un nulla assoluto. Lui è ormai prossimo alla pensione, lei in missione per la prima volta. Lei ha un passato da dimenticare, lui un presente che già gli manca. E se si trovano fianco a fianco nella stessa, irrisoria porzione di universo, per lui quel vuoto è pieno di ricordi, per lei un non-luogo per scordare se stessa. Alfonso Cuaròn porta sullo schermo un film potente, dove richiami e suggestioni si compongono in un’armonia ambiziosa e tuttavia riuscita. Se la tensione è quella tipica di un perfetto survival movie, lo Spazio inteso come specchio delle pulsioni inconsce ricorda piuttosto la fantascienza di Solaris (così come il volto di George Clooney protagonista del remake). D’altra parte l’odissea della vita – con l’immagine del feto cosmico che feconda la terra per poi ripartire, claudicante, dall’acqua – è un’eco esplicita ma non banale dell’ineguagliato 2001: Odissea nello spazio. Liquido amniotico e deriva sospesa, limite ultimo e orizzonte infinito, l’Universo di Cuaròn porta con sé tutta la densità semantica di cui cinema e filosofia lo hanno investito. Ma è, allo stesso tempo, spazio fisico e (in)determinato, con leggi sue proprie e precise sanzioni. Un paradosso che il regista riflette anche a livello tecnico, tra il realismo tridimensionale della CGI e il punto di vista disancorato della macchina da presa, svincolata in orbite sospese fin dal primissimo piano-sequenza. Le musiche di Steven Price, già Premio della Critica Austin per Attack The Block, compensano la privazione acustica degli spazi siderali, mentre l’irruenza tattile delle collisioni spezza la quiete dell’isolamento con la violenza implicita dell’esistenza. La stessa che coglie i naufraghi spaziali sul confine tra abbandono e rinascita, dove anche il più piccolo gesto è un passo sofferto verso il proprio destino.
Gravity [id., USA/Gran Bretagna 2013] REGIA Alfonso Cuaròn.
CAST Sandra Bullock, George Clooney, Ed Harris.
SCENEGGIATURA Alfonso Cuaròn, Jonas Cuaròn. FOTOGRAFIA Emmanuel Lubezki, Michael Seresin. MUSICHE Steven Price.
Fantascienza/Thriller, durata 90 minuti.