Lady di gomma
Dopo la scomparsa di Lady Diana, chi per anni dal parrucchiere avrà sfogliato distrattamente le riviste di gossip, preferendo leggere in posa sotto le stagnole un buon libro portato da casa, avrà maturato la convinzione che in quella tragica notte a schiantarsi a Parigi sotto il Tunnel de l’Alma fosse stato un grande amore.
O almeno, il più grande nella vita della Principessa triste, che ai tradimenti di Carlo aveva opposto fino all’arrivo di Dodi Al Fayed soltanto fugaci scacciapensieri con bodyguards e stallieri. Il biopic di Oliver Hirschbiegel, che esce in una stagione cinematografica interessata alle altezze reali – a breve Grace di Monaco – apre invece gli occhi ai disinformati eredi del merchandising sceneggiato post mortem, concentrandosi sulla di lì a poco precedente relazione con il cardiochirurgo Hasnat Khan (Sayd di Lost, reduce da Bollywood). Una storia appassionata, combattuta e interrotta dall’oppressione senza scampo dei paparazzi, la stessa che fece spingere all’autista l’acceleratore nell’ultima folle corsa. Ma poco o nulla della fiaba spezzata, bensì un’atmosfera più adatta a una Brooke Logan e ad un Ridge Forrester, direttamente uscita dalla penna di Alfonso Signorini. Le tinte da soap opera smarmellano il carattere tenace e al contempo fragile dell’”england’s rose”, tanto da appiattire la seppur convincente Naomi Watts. Sparita quasi totalmente dai negozi di gadgets nei pressi di Buckingham Palace, rimpiazzata sulle tazze e cartoline dalla nuova erede al trono e icona di stile Kate Middleton, malgrado i tentativi della casa reale di voltar pagina l’effige di Diana rimane scolpita nei cuori dei suoi sudditi, che ogni estate peregrinano di fronte l’abitazione ricordando la sua scomparsa con distese di fiori. È dunque comprensibile il forte risentimento della stampa britannica, che ha stroncato all’unanimità un ritratto fotoromanzato, che non rende il meritato omaggio a uno dei personaggi più amati dal popolo inglese e non. Documentari, reportage, interviste esclusive, non si contano i tentativi di scandagliare (per un periodo non senza la sua vendicativa complicità) nei cassetti segreti della principessa, tirando fuori testimonianze che spaziano dai problemi di bulimia alle prove sul vero padre biologico di Harry, dalle guerre in famiglia fino ai sicari della Regina e al coinvolgimento della CIA nelle dinamiche dell’incidente. Se questo film dà almeno un po’ di respiro alle infinite tesi complottiste stanche di Marilyn, non mette la parola fine alla speculazione intima. Ora che la complicità è venuta meno, ora che i discorsi si sono esauriti, ora che si attende un’altra celebre morte da indagare, più glamour della povera Winehouse.
Diana – La storia segreta di Lady D. [id., Gran Bretagna 2013] REGIA Oliver Hirschbiegel.
CAST Naomi Watts, Naveen Andrews, Douglas Hodge, Cas Anvar.
SCENEGGIATURA Stephen Jeffreys. FOTOGRAFIA Rainer Klausmann. MUSICHE Keefus Ciancia, David Holmes.
Biografico, durata 113 minuti.