Clone a chi?
Sarah Manning assiste ad un suicidio. Il suo. O, almeno, quello di una ragazza identica a lei. Solo che Sarah ha un sacco di casini, una partita di cocaina e nessun contante. La suicida, invece, un impiego in polizia, un ragazzo da urlo e 75000 dollari in banca. Il furto di identità permetterebbe a Sarah di appropriarsi dei soldi per rifarsi una vita, insieme alla figlia Kira e al fratello adottivo Felix. Ma la comparsa di altri suoi inspiegabili “doppi” complica le cose.
Prodotta da BBC America e tutt’ora inedita in Italia, Orphan Black si è rivelata una delle sorprese più piacevoli del 2013. La wonderland di alter ego in cui precipita la protagonista è un crescendo di personalità diverse spinte fino al parossismo. Da una perfetta mammina americana a un’abbiente sconosciuta tedesca, dalla fanatica religiosa alla biologa evoluzionista, le diverse versioni di Sarah – i suoi cloni, diciamolo pure – offrono altrettanti spaccati di (im)possibili esistenze parallele. Famiglia e maternità, eugenetica e clonazione si mescolano in un prodotto che ha, tra i molti meriti, quello di non prendersi troppo sul serio. A scongiurare il pericolo ci pensa una scrittura che sfrutta i clichè con sana ironia, lasciando emergere il lato comico dei personaggi e dei relativi sottotesti sociali. Alla storyline di Sarah e del recupero di sua figlia si aggiungono quelle delle sue eccentriche “gemelle”, con il mistero della loro origine a fare da fil rouge. Un impianto di cui l’ottima Tatiana Maslany è la star indiscussa, scissa in ruoli contrastanti eppure in grado di renderli credibili, peraltro supportata da una regia particolarmente efficace. Se la moltiplicazione dei punti di vista riflette il proliferare delle identità, il disorientamento della protagonista e la comprensione parziale del quadro, non sono da meno le scelte estetiche che contraddistinguono ciascun carattere, come le note stranianti e la visione distorta che accompagnano ogni ingresso di Helena. Il risultato è un’odissea all’insegna del “what if…” dove l’individuo è più che mai il frutto del suo ambiente, con buona pace dell’identità genetica e di chi aspira a controllarla. Poco importa se le premesse ricordavano Ringer (Siobhan, del resto, è il vero nome di Mrs.S): Orphan Black procede dritto per la sua strada, perciò quando ne parlate “don’t use the ‘C’ word!”
Orphan Black [id., Canada/USA 2013] IDEATORI John Fawcett, Graeme Manson.
CAST Tatiana Maslany, Jordan Gavaris, Dylan Bruce, Maria Doyle Kennedy.
Fantascienza/Drammatico, durata 60 minuti (episodio).