2 OTTOBRE, COMPLEANNO DI GROUCHO MARX
Noi vogliamo la guerra!
Nonostante oggi sia ritenuto pressoché all’unanimità il capolavoro dei Fratelli Marx, La guerra lampo all’epoca della sua uscita in sala fu un sonoro fiasco. Malgrado la presenza alla regia di Leo McCarey e malgrado lo stato di grazia dei quattro Marx (Groucho, Harpo, Chico e Zeppo, mentre Gummo s’era ormai già da anni staccato dal gruppo).
Anzi, è proprio a causa della straripante comicità e della sbeffeggiante satira che il film venne non solo poco compreso dal pubblico, ma addirittura proibito in Germania e in Italia. Vista oggi – praticamente a 80 anni dalla sua realizzazione – questa “Zuppa d’anatra” (come recita il titolo originale) stupisce ancora per l’intreccio surrealista delle gag e per il ritmo visivo irresistibile. La vena anarcoide dei Fratelli stavolta ci porta nello stato di Freedonia, dove la ricca signora Teasdale decide di concedere l’ennesimo prestito al Paese in panne solo se verrà nominato un nuovo capo del governo: il progressista e audace Rufus T. Firefly. Il nuovo primo ministro assume i poteri di un folle dittatore, spiantato e desideroso a tutti i costi di far scoppiare la guerra col vicino stato di Sylvania. Quando venne riscoperto negli anni ’60 – durante i movimenti di protesta contro la guerra del Vietnam – La guerra lampo assunse finalmente non più solo i connotati di uno strampalato calembour autoreferenziale, e iniziò ad essere considerato parodia dell’operetta lubistchiana e pungente satira politica antimilitarista anticipatrice del Grande Dittatore di Chaplin. In effetti il quinto lungometraggio targato Marx è un sapiente connubio di entrambi i registri, talmente lampante da risultare troppo avanti coi tempi. Ancora oggi stentiamo ad immaginare qualcuno che con la stessa lucida follia possa mettere in scena una sequela così esplosiva di assurdità esilaranti, di nonsense e bordate al vetriolo. Coi suoi vistosi baffi e sopracciglia dipinti, il sigaro fra i denti e lo sguardo ammiccante, Groucho/Firefly distrugge dall’interno l’ordine costituito, e nel sabotaggio dissacratorio può succedere di tutto: l’inserto musicale improvviso, il corteggiamento serrato (“Vi amo, volete sposarmi? Se rispondete di sì non mi vedrete mai più”), l’insensato scontro con un nemico che non vuole combattere (“Sono disposto a molte concessioni pur di evitare la guerra”, “Troppo tardi. Ho già pagato un mese di affitto per il campo di battaglia”). La logica insensatezza e l’anticonformismo corrosivo di La guerra lampo dei Fratelli Marx sono l’apice di una carriera, lo zenit di un linguaggio stralunato, allitterato e dissonante, utilizzato come grimaldello per smantellare le disprezzate convenzioni sociali. Per dirla con Woody Allen: “La guerra lampo è uno di quei film che danno un senso all’esistenza umana”.
La guerra lampo dei Fratelli Marx [Duck Soup, USA 1933] REGIA Leo McCarey.
CAST Groucho Marx, Harpo Marx, Chico Marx, Zeppo Marx, Margaret Dumont.
SCENEGGIATURA Bert Kalmar, Harry Ruby, Arthur Sheekman, Nat Perrin. FOTOGRAFIA Henry Sharp. MUSICHE Bert Kalmar, Harry Ruby, Frank Churchill.
Comico, durata 70 minuti.