Cervignano Film Festival, 25 – 29 settembre 2013, Cervignano del Friuli (Udine)
I fantasmi (non) esistono
Si è chiusa questa prima edizione del Cervignano Film Festival: i premi sono stati dati, gli applausi sono stati presi, e, tirando le somme, la cittadina friulana può essere fiera di sé e del suo lavoro. Alla Sardegna spetta il Cervo d’oro, premio per il miglior film.
La Giuria, presieduta dalla filmaker Stefania Rota, ha premiato I morti di Alos (2011) – molti i premi in tutti i festival del mondo – di Daniele Atzeni, per “l’originalità nella trasposizione narrativa di materiale di repertorio e per la grande sensibilità nei confronti della realtà sociale sarda, in una messa in scena che […] riesce a innescare una formidabile riflessione sul tema del festival e quindi sui confini sempre più sfumati e problematici tra il cinema documentario e quello di finzione”. La storia ci immerge ad Alos, paese fantasma dell’Ogliastra, che si trova nella Sardegna orientale, paese che è stato abbandonato nel ’64, a causa di una terribile alluvione. La scelta di Atzeni è quella di realizzare un mockumentary, in cui le immagini da lui girate si “incatenano” a quelle di reportorio (documentari di Fiorenzo Serra), raccontando di una terra che passa dalla realtà agropastorale a quella industriale. Il regista di Iglesias, che ha visitato questo tetro villaggio spettrale, ha avuto la sensazione che quelle strutture fatiscenti, quell’atmosfera affascinante e mortifera insieme, chiedessero una certificazione della loro esistenza, dovessero essere portate su grande schermo, esigessero prepotentemente parole e narratore. Ma come fare per dar voce a questa richiesta? La risposta diegetica è Antonio Gairo, unico superstite, che esprime tutto il dramma, il dolore di un paese che ha una sua storia – civiltà agropastorale che ha vissuto di sé e per sé -, un suo destino, ma che ha una grande e pesante colpa: voler cambiare l’ordine delle cose – diventando moderno e industrializzato. Se il singolo viene punito dal paese con pene più o meno grandi, quella dell’intera cittadinanza è la distruzione della stessa. Le mura diroccate, il paese fantasma sono un continuo monumentum dell’ubris (oltraggio) collettiva, continua metafora “in corpore” dell’ira divina. Le parole di Gairo sono l’ultimo flebile urlo di Memoria, fioca ma assordante testimonianza di quell’ingannevole “assassina” chiamata modernità. I morti di Alos è un’intensa fiaba “gotica” che unisce passato e futuro, generi e forme espressive diverse, “fantascienza apocalittica” e arcaica “fissità”, che induce a una melanconica e realistica riflessione.
I morti di Alos [Italia, 2011] REGIA Daniele Atzeni.
VOCE NARRANTE (italiano) Alessandro Valentini, (sardo) Giovanni Carroni.
SCENEGGIATURA Daniele Atzeni. FOTOGRAFIA Paolo Carboni. MUSICHE Stefano Guzzetti.
Mockumentary, durata 31 minuti.