London Eye
C’è uno sfondo che pulsa dietro a Jason Statham, dalle finestre del suo nuovo rifugio, l’appartamento lussuoso di un fotografo nel cuore della City. Battuta da gente di malaffare che popola i bassifondi o si radica nei quartieri alti del glamour e della finanza speculativa, un’iridescente Londra offre ai suoi figli corruzione e redenzione, e assurge a metafora del vivere “metropolitano” come fosse l’Urbe del nostro tempo.
Joey Smith, reduce che si nasconde tra i barboni per sfuggire alla corte marziale, sperimenta il senso autentico della perdita identitaria che deriva da un’esistenza sempre più “urbana”: gli spazi sconfinati, l’iperattività e la conseguente disattenzione per i dettagli più piccoli, garantiscono copertura e tempo per la riflessione a chi vuole isolarsi, sparire e acquisire un nuovo volto. Con questa panoramica dal basso Redemption – Identità nascoste attraversa l’apparato circolatorio di un gigante d’asfalto e acciaio, che non si può abbracciare per la sua vastità ma può essere compreso nel profondo leggendo attraverso finestre e intercapedini, ficcando il naso nei retrobottega, infiltrandosi nei parties all’ultimo piano. Il ritratto abbozzato da Steven Knight, già sceneggiatore de La promessa dell’assassino, nonché acclamato a Venezia per il sorprendente Locke – tutti ambientati nella capitale, appare in filigrana, ritagliandosi i suoi momenti migliori nell’alternanza tra vedute notturne dello skyline londinese e istanti di banalità quotidiana, che assumono un tono epico se protagonista è il nerboruto Statham, qui “compassatamente britannico”. Tuttavia a chi aveva già apprezzato la sua penna, il film di Knight, le cui movenze cinetiche non ci distolgono mai dalla trama intessuta con rigore classico, appare decisamente meglio come esordio alla regia di quanto non confermi un talento scrittorio. Un po’ buttata via la sceneggiatura di Redemption che, se ruota attorno a un propulsore narrativo virtualmente fecondo – il rapporto tra il bruto dal cuore nobile e la giovane suora polacca con un’infanzia di abusi alle spalle, potrebbe andare al di là di un conflitto esplicitato per via dialogica, o che si risolve in rapide scazzottate, certo ridotte all’osso, ma comunque a-drammatiche. L’intramontabile efficacia di temi come la redenzione e la vendetta si perde in un film che si premura di essere adeguato a un attore spesso deficitario nelle espressioni, anche se la sua performance è più che generosa, e si scopre ingenuo e frettoloso proprio dove non dovrebbe esserlo: la corte marziale si limita a incorniciare il film, dimostrandosi una minaccia lontana, che non incita al cambiamento. Un appiattimento narrativo che inficia lo spessore di tutto l’insieme.
Redemption – Identità nascoste [Hummingbird, USA/Gran Bretagna 2013] REGIA Steven Knight.
CAST Jason Statham, Lee Asquith-Coe, Vicky McClure, David Bradley.
SCENEGGIATURA Steven Knight. FOTOGRAFIA Chris Menges. MUSICHE Dario Marianelli.
Azione/Thriller, durata 100 minuti.