SPECIALE SOFIA COPPOLA
Tutto questo è… Maria Antonietta
Una donna, Maria Antonietta, è stesa placidamente su una poltrona, avvolta in un mondo ovattato. Piume, panna, tessuti, colori ci conducono a Versailles. Lei ci guarda, ci mostra la sua atarassica (s)fortuna e, con la sola “(di)mostrazione”, ci racconta di sé e della sua storia, invitandoci all’ascolto.
In questa inquadratura c’è tutta Marie Antoinette, film del 2006 di Sofia Coppola con una meravigliosa Kirsten Dunst, summa di malizia e ingenuità. La regista dedica alla Delfina più controversa di Francia la terza opera della sua filmografia, interamente votata al racconto di donne e di quanto sia difficile per esse crescere. Non è importante che si tratti di un gruppo di sorelle costrette a diventar grandi in un’ottusa famiglia americana (Il giardino delle vergini suicide), o della solitudine che ti attanaglia quando non sai che strada prendere, accentuata dal ritrovarti in terra straniera (Lost in translation – L’amore tradotto), al centro c’è sempre la complessità femminile, un margine che non si riempie mai. Marie Antoinette scopre l’irritante inconsistenza dell’etichetta di corte – sarcastica e ironica la vestizione della futura regina, tanto quanto l’attesa del regale “coito” – e decide di costruirsi un mondo alternativo: fiumi di champagne, montagne di panna montata, tessuti preziosi assurgono a ruolo di placebo per colmare le mancanze.
Il personaggio della Delfina è perennemente “lacunoso” sia dal punto di vista esistenziale che comportamentale: è moglie, ma viene deflorata tardivamente; è regina, ma non agisce come tale. La Coppola, mettendo tra parentesi la Storia, si concentra sull’adolescente, sola, immatura, persa, costretta a confrontarsi con situazioni più grandi di lei: l’“inappetenza” sessuale del marito, l’assenza di un figlio, un regno di cui occuparsi. Ciò che resta di lei è quell’innata svagatezza, quella leggerezza dolorosa che la fa scivolare da un ballo all’altro, da un abito ad un altro, supplendo all’“aporia” del vivere. È interessante notare il fil rouge che lega il personaggio, l’opera e la Coppola: tanto Maria Antonietta è/abita il “margine”, così la cineasta ama raccontare tutto ciò che non è centro ma “periferia”, in un film in costume che sembra, addirittura, quasi, prendere le mosse dal teen drama. Marie Antoinette è romanzo di formazione, commedia sentimentale, e l’opera della Coppola ha senso proprio nel momento in cui Maria Antonietta diventa donna, nel momento in cui dice: “Il mio posto è qui, a fianco al re”.
Marie Antoinette [id., USA/Giappone/Francia 2006] REGIA Sofia Coppola.
CAST Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento.
SCENEGGIATURA Sofia Coppola (tratta dal libro Maria Antonietta: la solitudine di una regina di Antonia Fraser).
FOTOGRAFIA Lance Acord. MUSICHE Autori vari.
Drammatico/Storico/Biografico, durata 125 minuti.