Femminicidio omosessuale
Alain Guiraudie ha sfilato à la Croisette tra le polemiche, portando a casa il premio Un Certain Regard. Ma se di sguardo si tratta, allora bisognerebbe capire a fondo dove voleva andare a parare il regista con Lo sconosciuto del lago: il noir pornografico, infatti, corre il rischio di sollevare un gran polverone in nome del “purché se ne parli”.
Guiraudie è provocatorio: in un lago della Francia, d’estate, uomini omosessuali fanno il bagno nudi, si rimorchiano, scopano in assoluta libertà nel bosco. Volendo essere pedanti: è nudo solo chi è bello, muscoloso e depilato. Chi soffre di obesità può pure tenere la maglia e stare in disparte. Inoltre, il cruising lacustre avviene solo in una sponda del lago, perché nell’altra ci stanno gli etero. La linea di demarcazione è ben definita e il lago si presta bene – anche paesaggisticamente – a quest’immagine di chiusura circolare e viziosa. L’immagine che ne deriva, tuttavia, fa a pugni con tutte le parole spese per l’uguaglianza, in nome di una ritrovata diversità, molto nostalgica dell’estetica di Wilhelm von Gloeden. Se il sesso è solo un espediente cinematografico, allora ne consegue che Lo sconosciuto del lago è un’operazione di marketing, a dispetto di ogni intellettualismo che il regista voglia far credere, anche perché di Pasolini o di Thomas Mann non c’è traccia dall’inizio alla fine. Finito il mostrare, nella seconda metà del film comincia la narrazione. Un ragazzo muore misteriosamente e alla piccola comunità che frequenta abitualmente quel posto non interessa proprio un fico secco e continua a fare quello che faceva, come se niente fosse. Franck – protagonista in crisi – si trova, suo malgrado, a fare i conti con la passione torbida che prova per Michel, senza riuscire a interromperla. A questo punto si aprono due strade interpretative. Senza scadere nel moralismo, è un film degno degli anni Cinquanta, in cui all’omosessualità si torna ad associare il delitto. Oppure, se si riesce a prescindere dagli stereotipi e se si mette da parte la pornografia, è il primo caso di femminicidio omosessuale. In questo caso, allora, si può aprire un dibattito sull’Amore, sulla dipendenza, sul modello maschile, sullo sguardo della “vittima”. Con quanta consapevolezza del regista – almeno vedendo Lo sconosciuto del lago – non è dato saperlo.
Lo sconosciuto del lago [L’inconnu du lac, Francia 2013] REGIA Alain Guiraudie.
CAST Pierre de Ladonchamps, Christophe Paou, Patrick d’Assumçao, Jérôme Chappatte. SCENEGGIATURA Alain Guiraudie. FOTOGRAFIA Claire Mathon.
Poliziesco, durata 97 minuti.