Cervignano Film Festival, 25 – 29 settembre 2013, Cervignano del Friuli (Udine)
Valichiamo i limiti e i confini
Dal 25 al 29 settembre si tiene a Cervignano del Friuli il Cervignano Film Festival, piccola ma sorprendente Rassegna alla sua prima edizione, che mira a analizzare sotto tutti i punti di vista il concetto di Limite e di Confine.
Molto si è scritto su entrambi i concetti e molto vuol dire sia per il paese che per il Festival in sé: Limite è dogana da valicare, che si può e si deve superare; Confine è dogana in questo caso fisica, che separa terre in realtà più vicine di quello che potrebbe sembrare. Come sostiene Stefania Rota, presidente di Giuria, la kermesse “si propone come contenitore consapevole del paesaggio in cui sta sorgendo”, infatti il Friuli Venezia Giulia e la cittadina, fino al 1915 avamposto dell’impero asburgico, sono metafora di confine e non possono non identificarsi nel concetto di cinema di “frontiera” . Oltre che ragionare sul concetto di limite geografico e fisico, si mira ad analizzare il cinema di per sé, inserito nell’inarrestabile processo di modernizzazione, senza dimenticare “la sua naturale propensione a essere fondamentale veicolo emozionale e conoscitivo”. La rassegna, oltre alle proiezioni rivolte ai ragazzi (Chiedo Asilo di Marco Ferreri, Io e te di Bernardo Bertolucci) e allo speciale incontro con Umberto Curi e Damiano Cantone che si confronteranno su Il cinema del limite e del confine, è articolata in tre sezioni, quella dei corti, quella dei documentari e quella dei videoclip – i 10 finalisti concorrono al Cervo d’oro intitolato a Michel Gondry. Le trentatré opere provengono da tutto il mondo e vogliono esprimere “le possibilità linguistiche ed espressive offerte dal nuovo retroterra tecnico e culturale”, sviscerando la questione del limite e del confine. Quindi c’è chi, come Cristina Oddone, racconta in Loro dentro la vita dentro il carcere di Marassi; chi, come Emiliano Pappacena, in Lampedusa-Parigi ci offre un documentario su giovani tunisini che cercano rifugio; chi, come Nicola Lucchi, in Six Feet Up narra la storia di una donna, una madre che ama il suo lavoro: preparare i cadaveri. Ancora si sviscerano i limiti, imposti dall’uomo: quelli dell’aspetto fisico (Ci vuole un fisico di Alessandro Tamburini), dell’ideologia politica (La mirada perdida di Damián Dioniso), della malattia (La visita di Marco Bolla). Questo evento ci insegna come entusiasmo, voglia di fare, curiosità, idee e persone facciano la differenza e come, anche una piccola realtà, con tutte le difficoltà e i limiti a essa legati possa rivendicare un suo posto.