SPECIALE WONG KAR-WAI
In the Mood for Kung-fu
“Un vero artista marziale non vive per. Semplicemente vive”. Una citazione dell’immortale Bruce Lee conclude l’ultima fatica del maestro Wong Kar-wai e ne racchiude il senso ultimo: mostrare la filosofia esistenziale che sta alla base delle arti marziali, qualcosa di più profondo che non la mera abilità fisica e tecnica.
Il Kung-fu è uno stile di vita: la fedeltà al maestro, ai principi della scuola di appartenenza, al rigore morale dei suoi adepti. Vent’anni della vita del leggendario Yip Man, sommo interprete della tecnica Wing Chun e maestro di Bruce Lee, sono il pretesto per Kar-wai di parlare della Cina e del disfacimento di un mondo fondato su valori, il senso dell’onore, dell’appartenenza, del rispetto, ormai perduti. Un mondo dove i potenti artisti marziali, da ascoltati e venerati maestri di combattimento e di vita, sono costretti a trasformarsi in semplici insegnanti costretti per un misero compenso a tramandare le antiche tecniche del Kung-fu ad arroganti allievi nella brulicante Hong Kong. Wong Kar-wai, come prevedibile, contamina con il suo personalissimo stile il genere Kung-fu movie e rende The Grandmaster uno strano ibrido che, tra combattimenti (relativamente pochi), momenti melodrammatici (molti) e sfarzose scene in costume, avrebbe le carte in regola per risultare epico e affascinante. Peccato però che l’ambizioso mélange non funzioni quasi mai, nonostante la presenza nel cast di due mostri sacri del cinema orientale: l’attore feticcio di Kar-wai, Tony Leung e l’eterea Zhang Ziyi (La foresta dei pugnali volanti, Memorie di una geisha). Il talento visivo dell’autore cinese è innegabile ma le coreografie dei combattimenti sono ripetitive e il ricorso quasi ossessivo al ralenti e alla particolare tecnica dello step-framing (il congelamento di un singolo personaggio del frame sopra uno sfondo che sembra muoversi a velocità doppia) appesantiscono oltremodo una visione già fiaccata da personaggi che parlano per massime filosofiche. Se il caratteristico barocchismo di Kar-wai veniva stemperato in altre opere (come In the Mood for Love) da una grande libertà narrativa, capace di seguire il filo emotivo della storia piuttosto che quello temporale, e da una straordinaria abilità nel raccontare per immagini senza bisogno di parole, The Grandmaster risulta a sorpresa fin troppo didascalico, rendendone difficilmente sopportabile la ridondanza. E la storia d’amore mancata tra Yip Man e la vendicativa Gong Er non tocca mai vette melò davvero appassionanti. Se la vita è come gli scacchi, così ci dicono nel film, perché le mosse fatte non si possono cancellare, allora possiamo concludere che Wong Kar-wai ha sbagliato la sua ultima mossa.
The Grandmaster [Yut doi jung si, Hong Kong 2013] REGIA Wong Kar-wai.
CAST Tony Leung, Zhang Ziyi, Cung Le, Chang Chen.
SCENEGGIATURA Wong Kar-wai, Zou Jingzhi, Xu Haofeng. FOTOGRAFIA Philippe Le Sourd. MUSICHE Frankie Chan.
Biografico/Drammatico, durata 133 minuti.