SPECIALE WONG KAR-WAI
Quel pensiero fisso…
Un regista cinematografico si può considerare “completo” quando è abile nel destreggiarsi nei vari formati e nelle molte espressioni del panorama audiovisivo: lungometraggio, medio metraggio, cortometraggio, videoclip e pubblicità.
Wong Kar-wai ha abitato spesso, nella sua ventennale carriera, i vari formati con risultati eccellenti, un esempio è il cortometraggio La mano all’interno del film collettivo d’autore Eros.
Tralasciando l’esito altalenante di Eros, si può tranquillamente dire che La mano sia uno dei lavori più importanti e rappresentativi di Kar-wai: in appenatrenta minuti è racchiusa tutta la carriera e la poetica di un autore e la cesura di un discorso che poi muterà in altro. Infatti, dopo il corto il regista si sposterà in America per realizzare Un bacio romantico, in cui poterà la sua creatività al servizio di una storia puramente americana e in seguito (esce in questi giorni nelle nostre sale) farà i conti con la storia del kung–fu e del suo creatore Ip Man in The Grandmaster. Il regista dei grandi amori, dei manierismi e delle atmosfere rarefatte cerca in qualche modo di chiudere un grande capitolo della sua carriera con un’altra romantica parentesi amorosa ossessivamente sofferta, ma allo stesso tempo semplice nel suo ordinario pathos. Per chi scrive La mano è una delle pellicole degli ultimi dieci anni che parla di amore con la A maiuscola, senza patetismi e abbellimenti inutili ma con uno sguardo e una delicatezza che in pochi ancora oggi riescono a raggiungere. L’amore platonico tra la prostituta Gong Li e il commesso Chang Chen, acceso da quella mano che fa esplodere la passione, è una delle forme più estreme e più delicate di eros viste al cinema: non c’è malizia, non c’è volgarità ma solo una pura passione che nel non mostrato ha il suo momento più erotico. Ci sono tutti i topoi di Kar-wai e anche se − come tanti − in molti dicono che il regista abbia sempre fatto lo stesso film, è qui che la sua arte raggiunge il suo culmine in pochi lampi di cinema che in realtà dicono tutto. Si ragiona e si gioca − come dovrebbe fare ogni opera che parla di eros − sull’antitesi tra amore e morte, due sentimenti all’opposto ma che rendono l’uomo inerte e in balia delle proprie emozioni. L’osservabile è il limite emozionale dello spettatore che, se ancora disposto a farsi affascinare, riesce ad immedesimarsi e ripensando a quella mano non può che non provare un brivido. Questa è poesia, questo è cinema, e Wong Kar-wai sa come si fa!
La mano [Shou, Hong Kong 2004] REGIA Wong Kar-wai.
CAST Gong Li, Chang Chen, Tin Fung, Auntie Luk, Zhou Jianjun, Lee Kar-fai.
SCENEGGIATURA Wong Kar-wai. FOTOGRAFIA Christopher Doyle. MUSICHE Peer Raben.
Drammatico, durata 34 minuti.