SPECIALE WONG KAR-WAI
Una spirale di musica e sentimento
Nel 2000 usciva In the Mood for Love, vale a dire il film che, senza rischiare di sbagliare troppo, ha permesso a Wong Kar-wai di rivelare il suo totale potenziale, pur di fatto scostandosi dalla frammentazione abitualmente frequentata dall’autore e che si ritrova anche nell’ideale sequel di questo titolo, 2046.
L’escamotage messo in atto in questa occasione è in pratica l’opzione inversa alla sopraccitata frammentazione narrativa: si tende infatti alla continua reiterazione di sequenze e di gesti, tale da indurre lo spettatore ad individuare, nel corso del film, un’unica (pressoché infinita) sequenza spezzata e continuamente ripresa. Ovviamente di fatto questa sensazione non corrisponde alla realtà filmica, ma con questo espediente il regista è riuscito a pieno nella rappresentazione rituale della quotidianità, ponendo inoltre l’accento su un tratto (la ritualità gestuale appunto) su cui si incentra buona parte della cultura dell’Estremo Oriente, riappacificandosi così con quella società rigida e impersonale che viene in qualche modo rinnegata dalla pellicola stessa. Dall’iniziale surplus di voci e parole di circostanza, i protagonisti si rinchiudono sempre più nei loro corridoi e nei loro personaggi, seguendo una spirale che dalla claustrofobia dei primi momenti li porta a un ritrovato respiro di libertà. E tutto questo attraverso la ritualità costante e ripetitiva che pervade tutti i gesti e le abitudini quotidiane, trasportando tutta la realtà in una dimensione differente e avvolgente, che lentamente i due coniugi elettivi costruiscono intorno a loro. Alienandosi dalle circostanze condominiali, familiari e lavorative, i protagonisti trovano nel silenzio (e nell’accompagnamento musicale) un nuovo modo di comunicare e di assaporare la ritrovata identità. Attraverso primi piani e gesti lenti, ma soprattutto con riflessi di specchi che restituiscono un’immagine diversa dall’apparenza abituale dei protagonisti, Wong Kar-wai disegna i volti e i corpi di due identità da sempre latenti, ma troppo spesso costrette in vesti e in posizioni sociali divergenti dalla loro natura, che riscopre così la possibilità di rivelarsi agli altri.
In the Mood for Love, grazie a cui Tony Leung si è aggiudicato il Premio per la Miglior Interpretazione Maschile a Cannes 2000, è un fluido racconto d’amore (o presunto tale) che scorre per un’ora e mezza e per il quale la storia del cinema non può che essere grata all’autore di Shanghai.
In the Mood for Love [Fa yeung nin wa, Hong Kong/Francia 2000] REGIA Wong Kar-wai.
CAST Maggie Cheung, Tony Leung, Ping Lam Siu, Rebecca Pan, Lai Chen.
SCENEGGIATURA Wong Kar-Wai. FOTOGRAFIA Christopher Doyle, Lee Pin Bing, Pung-Leung Kwan. MUSICHE Michael Galasso, Shigeru Umebayashi.
Drammatico, durata 98 minuti.