21 SETTEMBRE, COMPLEANNO DI BILL MURRAY
Qualcosa di rosa
Come spesso succede nei film di Jarmusch, le immagini sugli schermi diegetici innescano un gioco di specchi con l’identità di chi vi si trova davanti: Broken Flowers comincia con una lettera rosa in viaggio e con The Private Life of Don Juan di Alexander Korda con Douglas Fairbanks, mentre il dongiovanni di mezz’età Don Johnston (“con la T”) viene lasciato dalla sua fidanzata del momento.
La lettera anonima rosa preannuncerà un figlio ventenne mai conosciuto; l’amico e spalla Winston, sereno padre di famiglia, architetta una detection nei minimi particolari e con bonaria decisione vi spinge Don. Al ritmo rilassato e lento del groove anch’esso scelto da Winston, Don prende aerei e macchine a noleggio, si lascia condurre a ritroso verso alcune tappe sentimentali, bussa alle porte di Laura, Dora, Carmen e Penny. “Cerca qualcosa di rosa” è il surreale consiglio di Winston, e in effetti i dettagli moltiplicano i frammenti delle storie personali degli incontri di Don, parlano di vite più o meno vissute che hanno lasciato delle tracce: le macchine fotografate e incorniciate come immagini di familiari a casa di Laura, le case di lusso prefabbricate riprodotte persino nei quadri di Dora, il cibo nei piatti. E il fuorviante, onnipresente rosa può solo insinuare dubbi sempre più pressanti che Don finisce per rivolgere a se stesso e alla sua vita benestante, in cui non c’è nessuna traccia indelebile, solo questo figlio sbucato dal nulla, alla cui idea finisce per aggrapparsi, senza nemmeno accorgersene. Tornato a casa sconfitto e malmenato (solo Michelle Pepe, deceduta, non può avere reazioni di sorta alla sua presenza e ai suoi fiori stropicciati), Don non può più ritrovare, suo malgrado, l’apatica tranquillità di prima, né fidarsi dell’azione, fallimentare (come il suo viaggio) e inadeguata (come il suo approccio al ragazzo nel finale). Nel giro in tondo di Don Johnston si sviluppa uno dei film più pessimistici del regista di Akron: non c’è la consolazione della gioventù, né dunque la possibilità di una resistenza a un modo predefinito di stare al mondo. Jarmusch delinea una presa di coscienza in sottrazione, un percorso verso un’auto-percezione del vuoto (principalmente affettivo ma anche generalmente personale) di cui come sempre non è indicata la via d’uscita; e trova nell’utilizzo di quattro ottime attrici (Stone, Conroy, Lange, Swinton) i giusti echi di rabbia, disprezzo, curiosità che riverberano contro le modulazioni sulla rassegnazione dell’altrettanto perfetto Bill Murray.
Broken Flowers [id., USA 2005] REGIA Jim Jarmusch.
CAST Bill Murray, Jeffrey Wright, Sharon Stone, Jessica Lange, Tilda Swinton, Julie Delpy.
SCENEGGIATURA Jim Jarmusch. FOTOGRAFIA Frederick Elmes. MUSICHE Mulatu Astatke.
Commedia/Drammatico, durata 105 minuti.