SPECIALE MICHEL GONDRY
“Fuck Humanity”
Natura e Cultura. Istinto bestiale e Civiltà “ordinata”. L’essere umano è sempre in bilico tra questi poli, tanto distanti quanto difficili da conciliare. Michel Gondry, dopo aver girato video per i Rolling Stones, Oasis e Bjork, e pubblicità (Levis e Coca Cola per citarne alcune), dirige il suo primo film, Human nature, nel 2001.
Il regista, aiutato dalla sceneggiatura di Charlie Kaufman – Essere John Malkovich, ora al cinema con Mood Indigo – La schiuma dei giorni −, tratta appunto la “natura umana” dipingendo, attraverso i suoi protagonisti, un quadro dell’uomo moderno, smarrito, imborghesito o colto nella sua animalità. Lila/Patricia Arquette è una sorta di donna-scimmia a causa di uno squilibrio ormonale: prima vive indisturbata nei boschi – la giovane è come la protagonista di una favola disneyana che canta tra gli alberi, poi, innamoratasi, cerca di diventare “civile”, modificando la sua natura. Nathan/Tim Robbins è uno scienziato, che studia il comportamento perfetto; invaghitosi di Lila, non accetta le sue verità taciute e basta un’altra donna per farlo vacillare. Puff/Rhys Ifans è un selvaggio, allevato dal padre folle, convinto di essere sua volta una scimmia; quando Puff viene trovato da Lila e Nathan, i due lo riportano alla civiltà, costringendolo ad una “rehab” delle buone maniere. I tre personaggi creano uno strano triangolo, fatto di passione, amore, liti e odio. Il regista lavora su ciò che appare e su ciò che si nasconde, sulla norma e sulla a-normalità. Lila si rade la notte prima di giacere con il compagno, l’uomo invece si mostra “normale”, ma in realtà cela complessità e nevrosi – un comportamento perfetto per mascherare un’“imperfetta umanità”, tanto fuori norma quanto i peli della sua compagna, Puff finge di essere un gentleman di fronte agli altri – discorre di filosofia, legge e dipinge, ma in realtà soggiace ai più bassi istinti. Lo scienziato fa passare l’idea che il galateo sia mezzo per costruire un buon cittadino: dire grazie, stare composti a tavola è la patente per essere uomo rispettabile. A metà tra My Fair Lady e il mito del Bon sauvage, Gondry e Kaufman sono crudeli e non fanno sconti ai loro personaggi – anche e soprattutto con quello interpretato dalla Arquette, rimproverandoli, ammaestrandoli, dando a noi e a loro in un gioco del paradosso la prova dell’anti-umanità umana. Human Nature irride a tutti i luoghi comuni cari alla sociologia e alla psicologia. Non è sicuramente il Gondry migliore, ma Human Nature è stato per il regista utile rodaggio per i film successivi.
Human Nature [id., Francia/USA 2001] REGIA Michel Gondry.
CAST Tim Robbins, Patricia Arquette, Rhys Ifans, Miranda Otto, Rosie Perez, Hilary Duff.
SCENEGGIATURA Charlie Kaufman. FOTOGRAFIA Tim Maurice-Jones. MUSICHE Graeme Revell.
Commedia, durata 96 minuti.