Milano Film Festival, 5 – 15 settembre 2013
Fai come dico io
Pochi in Italia sanno chi sia Bahman Mohasses. Eppure lui si sentiva un protagonista della Storia. Artista eccentrico, omosessuale anti-attivista e dalla personalità sfuggente, Mohasses è uno dei pittori iraniani più quotati. Peccato che di lui si siano perdute le tracce: nessuno sa dove sia, probabilmente è morto.
È la regista Mitra Farahani a ritrovarlo, ancora vivo, in un albergo a Roma (non si sa in che modo) e a creare un film, questo Fifi Howls from Happiness in concorso al Milano Film Festival, documento della vita, dell’opera e del presente dell’artista. Nel film Mohasses si racconta, narra le sue gesta, i suoi vizi, espone le sue idee, introduce la propria arte. Ma c’è molto di più. È la sua vita a parlare ed è proprio lui che, in diretta, dà indicazioni all’operatore diegetizzato (la stessa regista) su come realizzare il film. Ed ecco che la voce over di Mohasses chiede di inserire una citazione, di filmare una tal cosa, di adoperare un certo sfondo, di muovere in un certo modo la macchina da presa. È il totale asservimento all’autore. A questo punto, nonostante emerga in modo prominente la personalità del protagonista, pare proprio che l’intento principale di Fifi Howls from Happiness sia quello di mostrare le potenzialità del mezzo audiovisivo. Attraverso il noto meccanismo dello straniamento, il film espone in modo abbastanza canonico le pratiche di disvelamento dei codici del dispositivo, mostrandosi quale ennesima messa in pratica di speculazioni teoriche di stampo francese. Non è un caso, infatti, che venga qui chiaramente intercettato il tema, iper inflazionato, della morte al cinema. Tutte operazioni ampiamente investigate, che tuttavia paiono riaffiorare costantemente, declinate in innumerevoli modalità. Se è vero, infatti, che esiste una sorta di variabilità nel tempo dei canoni estetici, pare proprio che quello del riflessivismo non passi mai di moda. Nonostante tutto Fifi Howls from Happiness avvince pur senza stupire. Ne rimane un divertente ritratto, ben realizzato, di un artista interessante e sconosciuto. E per questi motivi la scelta di esporsi quale bignami di teoria del cinema francese, può risultare, tutto sommato, un’idea avvincente.
Fifi Howls from Happiness [Fifi az khoshhali zooze mikeshad, USA 2013] REGIA Mitra Farahani.
CAST Bahman Mohassess, Rokni Haerizadeh, Ramin Haerizadeh, Farshad Mahootforoush.
SCENEGGIATURA Mitra Farahani. FOTOGRAFIA Mitra Farahani. Musiche Tara Kamangar.
Documentario, durata 96 minuti.