Una piccola grande avventura
Agli occhi dei bambini il mondo sembra una grande altalena colorata, senza confini, senza limiti, dove niente è vietato e i sogni a portata di mano. Attenzione però, queste fresche menti sono di certo intrepide e temerarie, ma altrettanto sensibili e impressionabili.
Joey ha sette anni, una passione sconfinata per i cavalli e un’adorazione ancora più grande per Lennie, il fratello maggiore; quando quest’ultimo per gioco si finge morto, il giovane cowboy in erba scappa spaventato, addossandosi l’intera colpa della tragedia. Ha inizio una disperata fuga verso Coney Island, la spiaggia dei divertimenti per ogni newyorkese, dove Joey potrà seppellire il suo senso di colpa sotto quintali di giostre e bagnanti. Il piccolo fuggitivo trova le sue basi in una trama semplice, essenziale, dalla quale decolla per costruire una storia che assorbe sapori, odori, luci, persino colori, il tutto percepito dallo spettatore con la stessa frenesia di immagazzinare dettagli che è parte della ingenuità di chi ancora rimane affascinato dalle cose anche senza comprenderne fino in fondo il significato. Morris Engel, Ruth Orkin e Ray Ashley entrano negli occhi e nella mente di questo soldo di cacio, abbassandosi al suo livello per ammirare la sua giornata, girando la pellicola prevalentemente con macchina a mano tenuta all’altezza dell’anca, proprio per restituire il medesimo punto di vista del protagonista, come se il pubblico fosse un suo fidato compagno di scorribande. Senza doverlo per forza ammettere, ognuno di noi ritrova se stesso almeno in un momento di questa avventura, che sia per la pistola giocattolo sempre a portata di mano, per l’emozione di cavalcare un cavallo vero, vincere un premio per aver abbattuto tutti i birilli, impiastricciarsi la faccia con lo zucchero filato. Sopra ogni cosa spicca comunque indiscusso il sorriso sdentato di Joey, animo da avventuriero capace di guadagnarsi da vivere con le proprie forze. Nel 1953 Eugenio Montale, presidente quell’anno della giuria della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, non assegnò il Leone d’oro, ma decretò cinque vincitori del Leone d’argento, uno dei quali fu proprio Il piccolo fuggitivo. Dopo sessant’anni la pellicola torna al Festival nella sezione Venezia Classici, restaurata a partire dalla versione originale, anticipando la sua imminente uscita in un doppio dvd curato dalla Ripley’s Film. Il piccolo fuggitivo ritrae l’America che si apre al consumismo, i soldi da spendere, il divertimento e le meraviglie a portata di mano, fino alla Coca Cola in bottigliette di vetro, mentre la situazione politica è ancora tesa. Ma tutto questo lo sappiamo noi, Joey ancora no: per questo rimane una storia fresca, dalla spettacolare fotografia ad opera dello stesso Morris Engel, con sei decenni sulle spalle e nemmeno mezzo dimostrato.
Il piccolo fuggitivo [Little Fugitive, USA 1953] REGIA Morris Engel, Ruth Orkin e Ray Ashley.
CAST Richie Andrusco, Richard Brewster, Winnifred Cushing, JAy Williams, Will Lee.
SCENEGGIATURA Ray Ashley. FOTOGRAFIA Morris Engel. MUSICHE Eddy Manson.
Commedia, durata 75 minuti.