La sottile linea tra tragicità e realtà
Nella sezione Venezia Classici della 70a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia c’è spazio anche per uno dei capolavori del neorealismo italiano: Paisà di Roberto Rossellini.
Strutturato in sei episodi della seconda guerra mondiale, il film propone una carrellata degli eventi avvenuti in quegli anni, e che hanno interessato tutta l’Italia: l’avanzamento degli Alleati angloamericani dallo sbarco in Sicilia sino alla lotta partigiana sul delta del Po, passando per Napoli, Roma, Firenze e un convento dell’Emilia. Qui nella sua versione restaurata, Paisà è l’episodio centrale di quella che fu chiamata la “trilogia della guerra antifascista”, iniziata con Roma città aperta (1945) e terminata con Germania anno zero (1947). Rossellini si sofferma sui problemi dell’Italia tra la caduta del fascismo e la liberazione, ma grazie ad una panoramica generale ne rileva episodi legati a tutta la nazione. Girato quasi interamente con attori non professionisti, il regista riesce a dare una rappresentazione individuale al quadro d’insieme. La struttura narrativa così pensata abbandona le convenzioni tradizionali del racconto classico, permettendo ai singoli episodi una maggior libertà d’espressione, ma che non influiscono nel complesso del film. Paisà è una visione della vita tragica e asciutta, e Rossellini ne accentua questa drammaticità grazie ai tempi morti, alle attese: secondo il regista sono una delle possibilità di maggior riuscita per indagare il reale nel suo autentico manifestarsi. Ogni episodio, infatti, aspetta con impazienza un evento che si manifesterà soltanto alla fine, in maniera brusca e definitiva. Anche l’uso del linguaggio serve a dare un’impronta di autentica realtà: si passa da diverse lingue ai dialetti, non lasciando nulla al caso. Tutto ruota intorno all’Italia, alle sue tradizioni e ai suoi costumi, ma sono i personaggi a renderli ancora più tali e differenziati di regione in regione. I luoghi si assemblano nella totalità, diventando un personaggio e non una semplice scenografia di contorno. Rossellini ci mette tutta la sua sensibilità nel raccontare un Paese che deve ritrovare la forza e il coraggio di guardare avanti. La stessa sceneggiatura, scritta dal regista in collaborazione con Federico Fellini (era anche aiuto regista) e Sergio Amidei, pone domande sia sul piano ideologico che sociale e politico. Ma la miglior risposta arriva proprio dal cinema, perché film come Paisà, Roma città aperta e Ladri di biciclette (Vittoria De Sica, 1948) mostrano con semplicità e delicatezza un mondo che andava guardato in faccia per la propria tragicità. Allo spettatore lasciano un senso di autentica realtà, e al cinema un’eredità che nelle generazioni a seguire tutti dovranno prendere ad esempio.
Paisà [Italia 1946] REGIA Roberto Rossellini.
CAST Carmela Sazio, Robert van Loon, Dots Johnson, Alfonsino Pasca.
SCENEGGIATURA Roberto Rossellini, Federico Fellini, Sergio Amidei. FOTOGRAFIA Otello Martelli. MUSICHE Renzo Rossellini.
Drammatico, durata 124 minuti.