SPECIALE 70a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Antonio, l’uomo più solo del mondo
Lo si capisce bene dalla conferenza stampa, Gianni Amelio aveva le più buone intenzioni quando ha pensato, scritto e girato L’Intrepido, film con Antonio Albanese, presentato in concorso alla 70a Mostra del Cinema di Venezia. Se Amelio vuole raccontarci il mondo di oggi, che appare però quasi “avulso da ogni realtà”, l’uomo di oggi, spaventato, vinto, nauseato, il lavoro di oggi, precario, sfruttato, disumano, qualcosa è andato storto.
Antonio Pane/Albanese è stralunato, calviniano – Marcovaldo in carne e ossa –, tenero, buono, un Charlot, senza bombetta né bastone, che si barcamena nella vita. Durante il giorno Antonio, “l’uomo più solo al mondo”, è il “rimpiazzo”: copre chi, anche per poco, deve assentarsi dal lavoro. Figlio dell’arte di arrangiarsi, ha pochi soldi in tasca, molta stanchezza addosso, buone speranze e disponibilità per e verso gli altri. Si sveglia e si fa la barba ogni mattina per dichiarare a se stesso e agli altri la sua umana dignità (riferimento, secondo lo sceneggiatore Davide Lantieri, a Primo Levi di Se questo è un uomo). Fino a quando Albanese – che indossa la tipica maschera alla Giorni e nuvole – è da solo, con il “lavoro del momento”, il meccanismo funziona. Quando inciampa negli altri invece, tutto inesorabilmente cade. Il problema è imputabile alla sceneggiatura: i dialoghi sono spesso banali, scontati, poco incisivi. Con la disperata Lucia/Livia Rossi, Antonio è dolce, romantico, padre che tenta di svegliarla da quel torpore in cui è imprigionata: lui, intrappolato in un romanticismo stucchevole, lei, oltre che sorridere fa e dice poco altro (il meglio è “io tifo i tifosi”). Con il figlio Ivo/Gabriele Rendina, riveste il duplice ruolo sia di padre, protettivo, amorevole, vuole tenerlo lontano “dalla sua stanchezza” e precarietà, sia di figlio, bisognoso d’aiuto. Con Ivo, sassofonista, si fa lo sbaglio di raccontare poco e male il disagio, l’ansia da giovane d’oggi, che ha gli strumenti, ma non riesce a usarli. A parte qualche sfuriata e qualche lancio di sedia, Ivo rimane all’angolo. Il film di Amelio sembra a tratti opera sul lavoro e sul precariato – ma “per questo c’è Report” e indaga poco tali questioni, lasciandole sullo sfondo –, a tratti opera sulla crisi – ma si resta in superficie –, a tratti racconto di dinamiche generazionali – ma anche qui non si va in profondità. Amelio fa un errore di scelta: non sceglie.
L’Intrepido [Italia 2013] REGIA Gianni Amelio.
CAST Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata.
SCENEGGIATURA Gianni Amelio, Davide Lantieri. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Franco Piersanti.
Commedia, durata 104 minuti.