Quando il talento va in vacanza
Avere a che fare con un film come The Canyons ci invita a riflettere quanto l’incontro di realtà impermeabili tra loro, nonostante l’obiettivo di conciliare le diversità per elevarle a un rango superiore, spesso riveli una spocchiosità di fondo che conduce a un risultato pretenzioso se non irritante.
Il problema è che la liaison tra Lindsay Lohan, Bret Easton Ellis e Paul Schrader è l’unico elemento di originalità in un’opera mai nata, che si presenta come un coacervo di tempi morti, dialoghi fintamente furbi e strizzate a un pubblico che non riesce ad anticipare l’intera trama solo perché, dove non può lo stereotipo, arriva l’inverosimiglianza. Se si vuole inquadrarlo nella cinematografia di Schrader, non si va più in là di generiche risonanze tematiche (si tratta ancora una volta di una discesa negli inferi della pornografia), e se si cerca di riconoscere la vena ellisiana non si può non constatare come l’autore della sceneggiatura valga di più come romanziere. Il fatto poi che spicchi la Lohan, sfatta e gonfia il giusto, non è una nota di merito. The Canyons riesce nel difficile compito di risultare indigesto a ogni livello. Non funziona come thriller per il suo disinteresse verso la suspense e la mancanza di personaggi che suscitino un sindacale grado d’affezione. È inconsistente come psicoanalisi dell’industria del porno, dove tutti sono tanto ma tanto cattivi, e tanto ma tanto stupidi. Fa sorridere, in modo paternalistico, nei momenti in cui si sforza di risultare intelligente e diversamente “simpatico”, salvo strappare ghignate proprio dove vorrebbe essere serio. Ma soprattutto è uno di quei casi non infrequenti in cui lo sguardo spettatoriale si erge a giudice sovrastando il testo, anziché immergersi nella finzione del cinematografo. L’incredulità resta sospesa per qualche minuto, poi una “incredibile” punteggiatura di macchinoni, cellulari e cancelli elettrici e una lunghissima parentesi di intrighi sessuali e lotte di potere, che non soddisfano nemmeno i “peccatori” dell’audiovisivo. Della serie “tranquilli, c’è anche poco da vedere”, in un film che non sa nemmeno essere pornografico, o moralmente sbagliato, volgare, provocatorio per il solo fine di provocare. Fare un film inconsistente per denunciare il vuoto pneumatico di un ambiente e di una categoria professionale? Si salvi chi può.
The Canyons [id., USA 2013] REGIA Paul Schrader.
CAST Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Amanda Brooks, Tenille Houston.
SCENEGGIATURA Bret Easton Ellis. FOTOGRAFIA John DeFazio. MUSICHE Brendan Canning.
Thriller, durata 99 minuti.