La guerra è dentro di noi
Avvolto dalla sinuosa colonna sonora di Ryuichi Sakamoto, Furyo affronta il tema della guerra da un’angolazione insolita, eccentrica e disarmante. Siamo nel 1942 a Giava, all’interno di un campo di concentramento nipponico per prigionieri occidentali, soprattutto britannici.
La trappola narrativa costruita dal regista Nagisa Oshima scatta fin dal prologo, che in medias res ci mostra un giovane soldato coreano costretto a fare harakiri per aver violentato un detenuto olandese. Il maggiore inglese Lawrence, che conosce la lingua giapponese e può mediare con i comandanti, si oppone al rito ma viene picchiato brutalmente. Si tratta di cinque tesissimi minuti, che però contengono già tutto il senso emotivo e morale dell’opera: la fascinosa pulsione (omo)sessuale che attraverserà come un sottile filo rosso ogni singola situazione, lo strenuo confronto fra due culture e due tradizioni, la riflessione sull’insensatezza di una lotta armata in cui non esiste giustizia. Con straordinaria chiarezza Oshima rompe gli schemi delle storie militari, rimanendovi tuttavia paradossalmente fedele. Perché Furyo – titolo italiano un po’ sbilenco rispetto al ben più significativo Merry Christmas, Mr. Lawrence – scava nelle rimozioni di personaggi fragili dinnanzi a conflitti interiori che fiaccano l’anima più delle lesioni del corpo. Da questo punto di vista, quello del rapporto col passato è uno dei temi portanti del film, e non è un caso che il soldato Jack Celliers/David Bowie, alla sbarra di un tribunale che non vede l’ora di condannarlo, lo espliciti fin da subito: “Il mio passato mi appartiene”, nessuno può avervi accesso. La forza magnetica che attrae noi verso la figura aliena ed androgina del biondo Bowie è la stessa che lacera il comandante Yonoi (interpretato dallo stesso Sakamoto autore delle musiche). Yonoi trascina con sé Celliers nel campo di prigionia, lo studia e non riesce a sopprimere i propri istinti. Il ferreo capitano asiatico combatte con se stesso e coi suoi fantasmi, mentre fuori l’incomunicabilità passa attraverso due opposte concezioni di senso dell’onore: Lawrence discute con il sergente Hara (Takeshi Kitano, all’epoca famoso in Patria come intrattenitore comico) sull’idea di sconfitta, evento casuale e accettabile per il primo, sommo disonore cui porre rimedio col suicidio per il secondo. Furyo è una poesia per immagini prodigiosamente stratificata e al contempo di lampante linearità, che non cede alla retorica neanche nel commovente atto conclusivo. Come dice Lawrence, “In realtà nessuno è nel giusto”. Gli uomini agiscono irrazionalmente, arrivando ad odiare altri esseri umani semplicemente perché non ne comprendono principi e valori. In altre circostanze quegli stessi uomini sarebbero probabilmente compagni fedeli e amici, proprio come Lawrence e Hara.
Furyo [Merry Christmas, Mr. Lawrence, USA 1983] REGIA Nagisa Oshima.
CAST Tom Conti, David Bowie, Ryuichi Sakamoto, Takeshi Kitano.
SCENEGGIATURA Nagisa Oshima, Paul Mayersberg. FOTOGRAFIA Toichiro Narushima. MUSICHE Ryuichi Sakamoto.
Drammatico/Guerra, durata 124 minuti.