Sylvain: la storia di un Huckleberry Finn di celluloide
Pierre/Jules Pelissier e Sylvain/Zacharie Chasseriaud: due fratelli, una vita in clandestinità. Vivere nascostamente, questo devono fare, sempre e comunque, o almeno questo fanno da dieci anni, da quando Yves/Nicholas Bouchaud, il padre, li ha portati con sé, “rapendoli” dopo il doloroso divorzio con la moglie e la successiva “guerra” per l’affidamento.
Questo racconta Jean Denizot nel suo La Belle Vie, primo lungometraggio, scritto assieme a Frédérique Moreau, con la collaborazione di Catherine Paillé, presentato in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli autori. Traendo ispirazione dal caso Fortin, fatto di cronaca che ha turbato la Francia nel 2009, l’autore consegna al pubblico un’opera delicata e sincera che non ha paura di mostrarsi, indagando le cose più semplici, a volte anche di una struggente e genuina banalità: la scollatura di una ragazza, fare a botte, scavalcare un muro per partecipare ad una festa, “prendere parte” alla vita, insomma. I due fratelli non vogliono più fuggire, desiderano un’esistenza come tutti gli altri, non accettano più restrizioni, leggi e regole di nessun tipo. Desiderano le ragazze e la libertà di andare, di farsi vedere dagli altri, vogliono avere un Nome – e poterlo dire senza paura né riserve –, la propria Identità – non più Maschera, ma Volto – poter “vivere” secondo le proprie inclinazioni. Esistere, Vivere. Come un moderno Huckleberry Finn – lettura/ponte tra i due fratelli – Sylvain scivola nella Natura – Madre che culla, protegge accoglie – tra gli alberi, planando sull’erba, immergendosi nelle acque, e con ogni gesto tenta di “ribellarsi” ad un padre a cui tutto deve, che tanto ama, ma da cui prima o poi deve staccarsi. Denizot in punta di piedi entra nel mondo dei ragazzi, incontrando le prime pulsioni giovanili, il desiderio di correre liberi, a briglia sciolta, senza guida né padrone e, noi spettatori, partecipiamo a un momento fondamentale dell’esistenza di ognuno di noi, quello del distacco, della crescita, anche se alle volte può apparire dolorosa e faticosa. La Belle Vie è una carezza lieve, dolce e sensuale insieme, è un racconto di formazione in cui il primo amore – Gilda/Solene Rigot – dà la forza di prendere il largo, crescere per diventare se stessi.
La Belle Vie [id., Francia 2013] REGIA Jean Denizot.
CAST Jules Pelissier, Zacharie Chasseriaud, Solène Rigot, Nicholas Bouchaud.
SCENEGGIATURA Jean Denizot, Frédérique Moreau, Catherine Paillé. FOTOGRAFIA Elin Kirschfink.
Drammatico/Avventura, durata 93 minuti.