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Home From Home – Chronicle of a Vision

sabato 31 Agosto, 2013 | di Francesco Grieco
Home From Home – Chronicle of a Vision
Festival
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Voto autore:

70a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, 28 agosto – 7 settembre 2013, Lido di Venezia

L’eterna lotta tra uomo e natura
Con il ritmo imposto dalla durata più breve rispetto alle parti precedenti della saga e con la splendida fotografia in bianco e nero di Gernot Roll, un digitale meraviglioso che concede il colore soltanto ai pochi oggetti della memoria da mettere in risalto, Reitz, tra i più grandi narratori del cinema contemporaneo, torna a raccontare da par suo le vicende della famiglia Simon, nel loro intrecciarsi con la storia della Germania.

Die andere Heimat, infatti, è una sorta di premessa al primo Heimat, per la sua ambientazione nella Schabbach della seconda metà dell’Ottocento. Anche se, per essere più precisi, la vicenda, scandita dalle pagine di diario lette dalla voce fuori campo del personaggio principale, inizia nel 1842. Ma Die andere Heimat è anche l’occasione per declinare uno dei temi fondamentali della saga,mediacritica_die_andere_heimat il legame indissolubile con la propria terra, nella variante della nostalgia per la patria provata dagli emigranti tedeschi partiti per il “nuovo mondo”. Il film ha nel giovane e idealista Jakob il suo vero protagonista, filo conduttore e narratore interno della storia. Nonostante la sua anima da viaggiatore irrequieto, paradossalmente Jakob rimane quasi sempre a Schabbach e vede partire per le Americhe conoscenti, amici e parenti, tra cui il fratello maggiore Gustav, il prediletto dal padre Johan. “Perché lasciare per sempre la patria?”, si chiede all’inizio del film Jakob, che vorrebbe viaggiare per diletto, per spirito di avventura e soprattutto per desiderio di conoscenza, quello che lo spinge a imparare anche le lingue meno diffuse. Jakob, soprannominato “l’indiano”, è un personaggio complesso e tormentato che, nelle sue contraddizioni e nella sua diversità dai famigliari, può ricordare in parte il giovane Hermann di Heimat 2. Sempre fuori luogo per un qualche motivo, viene persino portato in carcere dai gendarmi dopo aver urlato “liberté!” da ubriaco, alla festa del paese, in cui si è limitato a guardare gli altri ballare, accorgendosi troppo in ritardo che Gustav gli aveva rubato la ragazza, Henriette. L’unica persona con cui Jakob l’incompreso riesce a comunicare è la madre Margarethe, interpretata da Marita Breuer, la stessa attrice che era Maria nel primo Heimat. Nella scena in cui Margarethe, tormentata da seri problemi di salute, ricorda di aver perso sei figli, ci sono la malinconia e la finitezza dell’uomo impotente davanti alla natura indifferente e imprevedibile, rappresentata dallo splendido paesaggio che sovrasta, nei campi lunghi, i personaggi, come in certa pittura romantica. Una natura che si può tentare di dominare attraverso la tecnologia (la macchina a vapore costruita da Gustav), ma che, imponendo gravidanze indesiderate e morti improvvise, è la contraddizione più evidente all’ideale ingenuo dell’uomo unico artefice delle proprie fortune.

Home From Home – Chronicle of a Vision [Die andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht, Germania/Francia 2013] REGIA Edgar Reitz.
CAST Jan Dieter Schneider, Antonia Bill, Maximilian Scheidt, Marita Breuer, Philine Lembeck.
SCENEGGIATURA Edgar Reitz, Gert Heidenreich. FOTOGRAFIA Gernot Roll. MUSICHE Michael Riessler.
Drammatico, durata 230 minuti.

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